"Non siamo pacifisti. Siamo avversari della guerra imperialista per la spartizione del bottino fra i capitalisti, ma abbiamo sempre affermato che sarebbe assurdo che il proletariato rivoluzionario ripudiasse le guerre rivoluzionarie che possono essere necessarie nell'interesse del socialismo."
(Vladimir Ilič Ul'janov, Lenin, 1917)

27 dicembre 2008

"A proposito della guerra e della pace" (a cura di Lurtz)

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A Natale dobbiamo essere più buoni, è per questo che (ad uso e consumo di quei Sinistri che se ne sono dimenticati) voglio proporre un breve pensiero di Mao Tse-Tung tratto da "Note su Stalin e il socialismo sovietico".
Chissà che rileggendolo, i "rivoluzionari da operetta" del XXI Secolo, (a patto che l'abbiano fatto una prima volta...) non si rendano conto delle fesserie che vanno dicendo sulla pace.

«A p. 408 si dice che in una società capitalistica "è inevitabile che si determini una crisi di sovrapproduzione, con aumento del numero dei disoccupati", il che significa che la guerra è in gestazione. I principi economici marxisti non possono perdere improvvisamente di validità. Come può la guerra essere eliminata definitivamente fino a quando esiste il sistema capitalistico?
Possiamo dire che oggi esiste la possibilità di eliminare per sempre la guerra e di utilizzare le risorse materiali e finanziarie del mondo al servizio di tutta l'umanità?

Accettare questa interpretazione vuol dire abbandonare il marxismo, l'analisi di classe, la differenza tra il dominio borghese e quello proletario. Come si può eliminare la guerra senza eliminare le classi? Lo scoppio di una guerra non dipende da noi. Anche se si arrivasse alla firma di un trattato che proibisse la guerra, continuerebbe a esserci la possibilità di un conflitto. Quando l'imperialismo vuole fare la guerra, nessun trattato ha valore. Altro problema è se venissero usate bombe atomiche o all'idrogeno una volta scoppiato il conflitto. Nonostante l'esistenza di armi chimiche, queste non vengono impiegate nelle guerre che si svolgono ancora con armi convenzionali. Anche se i due campi non sono in guerra, non vi è alcuna garanzia che non scoppi una guerra all'interno del mondo capitalistico. La guerra è possibile tra due potenze imperialistiche o tra borghesia e proletariato in un paese imperialistico. In effetti, la guerra divampa attualmente tra imperialismo da una parte e paesi coloniali e semicoloniali dall'altra. La guerra è uno strumento utilizzato nei conflitti di classe. Solo con la guerra si possono eliminare le classi e solo eliminando le classi si può eliminare per sempre la guerra. Senza la guerra rivoluzionaria non si possono eliminare le classi. Noi crediamo che non sia possibile bandire la guerra e le armi senza eliminare le classi. Nella storia umana delle società di classe, tutte le classi e tutti i paesi hanno cercato di occupare una posizione di forza. Si tratta di una tendenza inevitabile della storia. L'esercito è la manifestazione concreta della potenza di una classe. Naturalmente non ci auguriamo di essere implicati in una guerra; noi aspiriamo alla pace. Ci impegnamo con forza affinchè sia bandita la guerra atomica e lottiamo per la firma di un patto di non aggressione tra le due parti. Noi per primi abbiamo proposto di lottare per ottenere dieci o venti anni di pace. Se questa proposta avrà successo, sarà assai vantaggiosa all'intero campo socialista e alla costruzione del socialismo in Cina.
A p.409, il Manuale afferma che l'Unione sovietica non è più accerchiata. Questa affermazione rischia di addormentare la gente. Certo, la situazione è molto cambiata da quando esisteva un solo Stato socialista. A ovest dell'Unione sovietica, vi sono i paesi socialisti dell'Europa orientale. A est, paesi socialisti come la Cina, la Corea e il Vietnam. Ma i missili teleguidati non hanno occhi; possono raggiungere obiettivi lontani migliaia di chilometri, anche più di diecimila chilometri. Numerose basi militari americane sono disseminate attorno a tutta l'area socialista. La capacità offensiva di queste basi è indirizzata verso l'Unione sovietica e gli altri paesi socialisti.
Si può affermare, in queste condizioni che l'Unione sovietica non è accerchiata oggi da missili teleguidati?»
(Mao Tse-Tung: "Note su Stalin e il socialismo sovietico", nota 22, pagg. 58-59-60. Laterza, Roma-Bari 1975)
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25 dicembre 2008

Novità 2009: la soluzione alla crisi è l'eutanasia per i lavoratori. (di Lurtz)

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Non voglio fare il guastafeste, ma la proposta del ministro del welfare Sacconi mi pare l'ennesima presa in giro e il fatto che i sindacati siano d'accordo mi preoccupa ancora di più.
Se devo scegliere, sono indubbiamente favorevole all'intervento dello Stato, ma attenzione perchè quelle fatte finora e quelle che si faranno non sono operazioni stataliste ma semplicemente manovre per salvare le chiappe agli imprenditori. Insomma sempre la solita storia, e, se capita, di traverso, un'amara pillola che con lo zucchero va giù.
Quel che deve essere riformato è l'intero sistema, mettere continuamente pezze sui buchi non è (e non può essere!) la soluzione in quanto il buco rimarrà.
L'idea di ridurre l'orario di lavoro permettendo nuove assunzioni non è una cattiva pensata, tuttavia nasconde insidie tremende, prima tra tutte l'ovvia diminuzione delle retribuzioni che comporterà inevitabilmente non solo un aggravarsi della crisi ma una spinta ulteriore verso la riduzione del costo del lavoro a livelli assolutamente inaccettabili.
Sorge una domandina semplice semplice: se chi oggi percepisce uno stipendio compreso tra 850 e 1000 euro e non riesce a finire il mese, oppure ci arriva con gravissime difficoltà, cosa farà con 200 euro in meno?

O forse si pensa che le spese di casa, alimentari, eccetera, non si affrontano nei giorni non lavorati?
I soliti genialoidi dotati di profumatissimi occhiali di salame penseranno che io voglia fare la solita tirata al governo o ai buoni padroni, ma urge dire a questi signori di non affaticarsi perchè se non capiscono la gravità di determinate proposte che continuino pure ad abitare l'emisfero buio della Luna.
Quando si parla di crisi, inevitabilmente, si parla anche di sacrifici, ma (guarda caso...) i sacrifici si chiedono sempre e solo ai lavoratori. Questa crisi a detta dei cosiddetti esperti è più grave delle precedenti, ma ciò non impedisce il continuo avanzare dell'avidità del capitalista.
Piccoli, ma importanti, correttivi sono davanti agli occhi di tutti e nessuno li vuole vedere. Uno su tutti la diminuzione delle tasse sui salari!
Solo che il cane capitalista non vuole mollare l'osso!
E poi, cresce un'altra preoccupazione.
Intervenire sull'orario di lavoro, sul salario e (non dimentichiamolo!) con detassazioni degli straordinari, non vuol dire altro che permettere lo sfruttamento ancora più feroce delle masse di lavoratori extracomunitari ora e dei lavoratori italiani disperati domani.
La tecnica è una scoperta umana meravigliosa, ma nelle mani sbagliate diventa un terribile strumento di morte.
Oggi i mezzi tecnologici permetterebbero la produzione di oggetti e servizi con l'impiego minimo di tempo e fatica, ma il sistema produttivo capitalistico ha un solo obiettivo: il profitto economico, e questo deve essere ottenuto con qualsiasi mezzo (sia esso lecito o illecito non importa!).
Allora, ce lo vogliamo mettere in testa una volta per tutte che il sistema capitalistico è una dichiarazione di guerra all'umanità? E che tutte quelle che vengono considerate vittoriose battaglie non sono nient'altro che concessioni per tenere buone le classi lavoratrici, se conseguite all'interno di questo sistema e non verso l'emancipazione dallo stesso?
Se vogliamo continuare a vivere non dobbiamo smettere di lottare. Perciò dobbiamo svegliarci!
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19 dicembre 2008

L'Essere Umano nichilista e la morale. (di Lurtz)

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Fortunatamente, fino ad oggi, non sono mai stato in galera perciò riferirò i miei esempi a quel che si vede solitamente nei film o che si sente dire in giro.
Proprio l'altro ieri sera, su un canale televisivo (abusivo!), hanno trasmesso il film "Nel nome del padre", la storia, per quanto degna di attenzione, non ci interessa, quel che invece volevo prendere ad esempio è la scena in cui padre e figlio vengono tradotti in un carcere di massima sicurezza a contatto con "assassini e stupratori".
L'accoglienza che viene loro riservata è dura in quanto, secondo la morale di quei cortesi inquilini, uccidere e stuprare è ritenuto meno grave di piazzare una bomba con intenti terroristici.
La questione diventa: "rubare è sbagliato", ma se lo fanno tutti "è meno sbagliato" e lo stesso discorso vale per quanto riguarda stuprare, uccidere, eccetera eccetera.
Quel che voglio sottolineare è che la "morale" non si deve confondere con il "moralismo" e che la "morale" è una norma (della coscienza) perciò il doverla rispettare non è valido solo se si viene "beccati" ad eluderla.
E' senza dubbio vero quel che il Premier ha dichiarato qualche giorno fa: "Nel PD è sempre esistita una questione morale", ma è altrettanto vero che la cosiddetta "questione morale" è sempre esistita anche in Forza Italia così come in molti altri partiti, anzi all'interno dell'intero sistema politico italiano.

Ci si può anche scandalizzare, ma potremmo concludere che la morale di questa classe politica è l'amoralità.
Esiste però un'altra questione strettamente legata alle questioni morali ed è il nichilismo e, più propriamente, quel che io definisco il suo braccio armato ossia il postmodernismo.
Come già detto più volte, la regola con cui esso si (auto)definisce è riassumibile nell'affermazione "tutto è, niente è", aggiungerei anche che nel momento in cui l'Uomo determina la morte di Dio (e di tutti i "dei"), ne assume la potenza.
«Se Dio esiste, tutto è permesso. E il nichilismo è sempre in agguato. Perchè se Dio esiste, la sua voce è sovrana, la sua volonta è legge, il Logos è il Nomos della terra e del cielo. Ma questo Dio parla poi sempre e solo attraverso la voce di un uomo. Di un essere mortale e finito, come te e come me.
Se Dio esiste, perciò, la volontà di Dio sarà quella di ogni uomo che abbia successo nel presentarsi come voce di Dio.
(...)
E tuttavia: anche se Dio non esiste, tutto è permesso. Senza Dio non c'è autorità trascendente alla cui legge obbedire. Ogni morale è possibile. Se Dio non esiste è inevitabile l'autos-nomos, ciascuno è legge a sè stesso. Ma poichè la con-vivenza è la legge suprema della sopravvivenza, e dunque Una legge necessaria per tutti, ogni volontà sarà nella tentazione e nella necessità di imporre la propria morale agli altri: come morale del gruppo, morale comune, legge sovrana.
Chi deciderà, allora, l'autos del nomos? La guerra, la forza, il successo.
Se Dio non esiste non vi è infatti alcun nomos che sia sovrumano. Se non viene da Dio e non fa tutt'uno con lui, la Grundnorm che regge l'intero edificio delle norme, per dirla con Kelsen e positivamente, è un fatto una decisione. La decisione di qualcuno. Il fatto compiuto. La norma che decide di tutte le altre norme è il successo nel conquistare e mantenere il potere. Se Dio non esiste, tutto è permesso, la volontà di potenza è la norma e la sola bestemmia imperdonabile è la sconfitta.
Che Dio esista o non esista, dunque, non si sfugge: tutto è permesso. Questa è la condizione umana ineludibile. L'uomo è l'animale a rischio di nichilismo. Questo rischio è la sua natura. E per affrontare questo rischio, o semplicemente per conviverci, l'esistenza di Dio è irrilevante. Ci sia un Dio o sia solo la nostra illusione, all'incombere del nichilismo non possiamo sottrarci, tutto è permesso, sempre e comunque. In altri termini: l'uomo è il creatore e signore della norma. Questo è il segreto insopportabile dell'esistenza umana. Il potere dell'uomo sulla norma è al tempo stesso il suo potere di autodistruzione», (Da "Etica dell'ateismo", Paolo Flores D'Arcais su MicroMega, supplemento di novembre 2008).
A questo punto, l'oggettivo riconoscimento del fenomeno ovvero la non possibilità di poter ancora chiudere gli occhi facendo finta che non esiste un problema, permette una ricerca della soluzione che non deve superare gli schemi conosciuti ma anzi rivalutare sistemi dimenticati nel cassetto. Non si tratta di tornare indietro nel tempo ma semplicemente ricordarsi che prima di volare sapevamo camminare.
Gridare allo scandalo ogni qualvolta viene meno uno di quelli che definiamo "fondamenti oggettivi", significa operare con modo nichilistico.
Per far sì che la "tigre" distrugga il meno possibile diventa una necessità il cavalcarla, ma per farlo senza il rischio di venir cavalcati può essere utile l'uso di una logica del "doppio binario", ovvero un apparente assecondamento che però, avente scopo di denuncia, sbatte in faccia al nichilista la medesima prevaricazione, rivelandogli così la necessità di una soluzione condivisa pena l'annientamento reciproco.
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16 dicembre 2008

Costituzione, ultimo baluardo alla barbarie. (di Demcoamb)

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Difendiamo la Costituzione.
Più che i provvedimenti economici e gli attacchi ai diritti dei lavoratori che questo governo, pur con sfumature diverse, sta adottando in perfetta continuità con i precedenti governi, mi preoccupa l’attacco alle fondamenta della nostra democrazia, ovvero l’attacco alla scuola (che sembra parzialmente rientrato, grazie alle lotte) e soprattutto l’attacco alla Costituzione Italiana.
L’attacco alla Costituzione è particolarmente grave, anche se la Costituzione è stata di fatto disapplicata in molte delle sue parti, essa rimane un caposaldo della nostra democrazia e una sua riforma assume un carattere eversivo, la nostra Costituzione è nata con il contributo di moltissime forze politiche ed è stata elaborata da intellettuali di eccezionale livello, ora si intende riformare delle parti importanti della stessa (Giustizia, Federalismo e sicuramente altro) a colpi di maggioranza o al più attraverso una collaborazione con una parte dell’opposizione (PD, UdC), quindi a riformare la nostra costituzione sarà o un governo di “nani e ballerine” o al più la Casta al completo, vengono escluse alcune forze parlamentari (Italia dei Valori) ma soprattutto viene esclusa la componente comunista/ecologista della società.

E’ una vera tragedia, dobbiamo contrastare in tutti i modi questo progetto reazionario!

Revisione della Costituzione.
Leggi costituzionali.

Art. 138. Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione.
Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.
Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.


Art. 139. La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale.
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Licenziamenti politici e attività antisindacale della Fiat (di Demcoamb)

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Licenziamenti politici: anche la Cassazione condanna la Fiat Powertrain di Termoli per il licenziamento di Stefano Musacchio che aveva esposto la bandiera della pace alle portinerie dello stabilimento.

La corte di cassazione, con sentenza n. 29/257, ha dato ragione e Stefano Musacchio che il 1° marzo 2003, in segno di protesta contro l’invio dei soldati italiani in Iraq, aveva esposto la bandiera della pace all’ingresso dello stabilimento Fiat Powertrain di Termoli ed era stato per questo poi licenziato dall’azienda.
La recente decisione della Cassazione - cui la Fiat aveva chiesto il giudizio impugnando le precedenti sentenze di 1° e 2° grado che già avevano condannato l’azienda - ha, nel caso specifico, ancora una volta rilevato e censurato la “pretestuosità del licenziamento comminato dall’azienda all’evidente scopo di liberarsi di un sindacalista scomodo”.

Non è un caso che il licenziamento avveniva a tre mesi dal voto in fabbrica per il rinnovo dei delegati RSU e Stefano, nelle precedenti elezioni sindacali, era stato il delegato più votato tra tutte le liste sindacali in lizza.
Ma non contenti, oggi la Maserati (Gruppo Fiat) ha licenziato un delegato della Fiom e membro della Rete28aprile.
Il compagno si chiama Eugenio Scognamiglio e le vere ragioni del licenziamento sono che è stato uno dei delegati in prima fila nel portare avanti la lotta contro il licenziamento di 112 interinali da parte dell'azienda. In questi giorni operai a tempo indeterminato e precari sono scesi in lotta tutti uniti contro questi licenziamenti ed in cambio la Maserati ha colpito un delegato con evidenti ragioni politiche.
E' un caso analogo a quello del compagno Antonio Santorelli dell'Avio di Pomigliano accaduto qualche mese fa.
Infatti il pretesto sarebbe che il delegato avrebbe rotto un vetro e avrebbe afferrato per il collo una guardia!
Cose tutte assolutamente false!

Vi chiedo la massima rapidità nel mobilitarvi con fax e prese di posizione, al numero: 059226765 e, per conoscenza, alla Fiom Nazionale: 0685303079 e a quella di Modena: 059583350
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12 dicembre 2008

Il diritto di poter vivere (di Maura)

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Il progetto di depenalizzazione universale dell’omosessualità, presentata dalla Francia all’Onu, è stata bocciata dalla Santa Sede.
La Chiesa Cattolica ha voluto giustificare questa presa di posizione affermando, in sostanza, che gli Stati che non riconoscono l’unione dello stesso sesso, saranno fatti oggetto di pressione e ridicolizzati, che nessuno vuole difendere la pena di morte, ma una proposta che non mette nello stesso piano ogni orientamento sessuale può venir considerato contrario rispetto ai diritti dell’uomo.
Purtroppo in alcuni Paesi del mondo, l’omosessualità è considerata un crimine così grave da richiedere la pena di morte ad esempio in Mauritania, in Iran, in Arabia Saudita. In altri Paesi vige il carcere a vita, come il Myanmar, le Barbados e la Tanzania.
La lista è molto lunga e la mappa dell’intolleranza è molto ampia.
Il mondo sta attraversando un periodo di cambiamento non solo economico e politico, ma anche morale.

Per la religione cattolica la moralità proviene da Dio.
Da cristiana non posso che dissociarmi da questa affermazione.
Mai come in questo caso la Chiesa Cattolica non segue la dottrina di Cristo, ma abbraccia quello che più comunemente chiamo ipocrisia umana.
Una religione che afferma che Dio è a nostra immagine e somiglianza non può far distinzioni tra esseri umani, andrebbe contro la loro etica, ed è per questo che tali affermazioni hanno carattere politico e nulla hanno a che fare con i diritti dell’uomo.
Chiediamoci piuttosto perché una istituzione religiosa non consente l’interruzione di gravidanza o di poter scegliere quando morire, ma si appresta a difendere, con troppa facilità, l’omicidio compiuto contro coloro che non rientrano in una categoria da loro stabilita.
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10 dicembre 2008

Carta.....straccia!

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Oggi ricorre il sessantesimo anniversario della Carta per i Diritti dell'Uomo, ma che fine hanno fatto 'sti diritti?
Non è la solita provocazione, qui si tratta di ben altro.
Se leggiamo questo documento ci accorgiamo subito che qualcosa non va, è sufficiente leggere un articolo a caso per scoprirlo. Per scoprire che: o l'Uomo non ha diritti o solo alcuni Uomini sono destinatari o, più semplicemente, non viene rispettato l'intento (nobile) e non esiste nemmeno un organismo super partes che ne imponga il rispetto.
Perchè?
In verità, tanto la domanda quanto la risposta risultano banali, scontate, sciocche e inutili, ma proprio perchè apparentemente banali devono essere sottolineate affinchè non continuino a giacere nel dimenticatoio.
La risposta è semplice, appunto, perchè non può venir considerato egualitario un sistema politico che dipende in tutte le sue forme dal modo di produzione capitalistico che è, a sua volta, concorrenziale.

Parliamoci chiaro, questo genere di parametri devono essere modificati!
E' d'obbligo decidere in quale maniera comportarsi a fronte di questa situazione e le scelte non sono tante, o fariseicamente si continua ad appellarsi a qualcosa che non esiste (la democrazia) oppure si inizia a muoversi, anche con piccoli passi, verso la consapevolezza che fino a quando non esisterà una logica di "Universalismi socialmente condivisi" si continuerà a vivere una realtà di nietzscheana logica dell'ultimo Uomo, il cane mangia cane per intenderci.
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9 dicembre 2008

Il progresso (di Lurtz)

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Dizionario Zingarelli:
«Progresso s.m. 1 Avanzamento, evoluzione di qualcosa verso il suo compimento; contrario Regresso. 2 Profitto, miglioramento. 3 Avanzamento, miglioramento nelle conoscenze, nelle relazioni sociali, nelle forme di vita. Etimologia Dal latino progressus, dal participio passato di progredi “progredire” (composizione di pro “davanti” e gradi “camminare”)».

Enciclopedia Garzanti di Filosofia:
«Progresso, termine che, quando non sia accompagnato da specificazione, si intende riferito alla storia universale del genere umano, e indica un processo di avanzamento continuo e unilaterale, in cui le acquisizioni si cumulano e concorrono al miglioramento, che si suppone illimitato, delle condizioni materiali e morali del genere umano».

Dopo queste precisazioni sul significato e sul concetto di progresso la domanda da porsi è: abitiamo una realtà del progresso?
Buttata lì, la risposta potrebbe essere: dipende da come vogliamo intenderlo.
Se consideriamo come “genere umano” una parte dell'intera popolazione umana del pianeta e la scremiamo finendo così a determinare, con pochi milioni di individui, la presunta totalità, allora sì, il progresso esiste, lo viviamo e ne usufruiamo.

Ma se invece consideriamo l'intera totalità degli esseri umani, allora dobbiamo dire che il “genere umano” non conosce il progresso ma piuttosto il regresso.
La tecnologia non è più a favore dell'Uomo, ma è subordinata al sistema capitalistico.
Non vi è dubbio che, rispetto alle precedenti forme economiche, l'avvento del capitalismo abbia permesso all'Uomo di raggiungere livelli di progresso tecnologico enormi, ma la natura stessa che questo modo produttivo esalta contraddice quel che si è appena affermato. Ovvero, se apparentemente il capitalismo nasce per emancipare l'Uomo medioevale, in realtà lo costringe con “catene” differenti.
Da questo punto di vista, paradossalmente, l'Uomo medioevale giustificava il suo stato con la sottomissione ad entità sovrannaturali, mentre l'Uomo moderno è di fatto sottomesso ad un suo simile, il quale si è impossessato delle risorse e del diritto di sfruttarle a proprio piacere.
Tendere al progresso significa, a questo punto, ricercare e determinare un sistema produttivo per, ma soprattutto, dell'Umanità.
Un sistema produttivo che permetta la reale emancipazione dell'Essere Umano.
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2 dicembre 2008

L'Unità dei comunisti è necessaria. (di Demcoamb)

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E’ da giorni che mi arrovello su una questione politica, lo so non è una novità, nemmeno l’argomento è nuovo, anzi è sempre lo stesso, però quando ti rendi conto di come sia intricata una vicenda e soprattutto di quanti riflessi negativi possano discendere da una particolare situazione politica, allora inevitabilmente si riapre una ferita, così ti ritrovi ad interrogarti sulle cause e a cercare disperatamente una soluzione a questo stato di cose, tale soluzione è però difficile da trovare perché i traditori collaborazionisti hanno minato i ponti per un pugno di euro.
Non ho mai auspicato la creazione di un partito unico della sinistra, sono sempre stato per la differenziazione delle idee che a mio parere rappresentano una ricchezza per la democrazia e non ho mai desiderato una riunione di noi veri comunisti con i riformisti e con gli opportunisti, però, quando osservo la parcellizzazione dei compagni mi viene l’angoscia, non è concepibile che esistano almeno 10 partiti che si definiscono comunisti, non è possibile che esistano almeno 10 sindacati di base, è una situazione estremamente controproducente per la lotta ed è un forte disincentivo all’impegno dei compagni che si vogliono dedicare al cambiamento di questa società capitalistica.

La soluzione a questo tragico stato di cose sarebbe quello di portare avanti una riunione dei comunisti, partendo dal basso, in questa direzione il popolo dei bloggher si è mosso varie volte, ma senza ottenere dei risultati significativi, questi insuccessi sono dovuti all’inevitabile difficoltà di conseguire una “massa critica” di compagni intorno alla quale poter iniziare a coagulare il nostro popolo ma a mio parere la causa principale è legata alla giustificabile diffidenza tra compagni che gioca un ruolo essenziale e disgregante, del resto nel passato abbiamo visto troppi opportunisti e carrieristi, siamo stati troppe volte traditi dai partiti e dai politici in cui credevamo (io ad esempio ingenuamente mi fidavo di rifondazione e di Bertinotti) e allora che fare?
A mio parere bisogna avere il coraggio e la coerenza di criticare dall’interno della rispettiva formazione, chi continua a minare l’unità dei comunisti per difendere i propri interessi personali, ma principalmente bisogna essere capaci di stracciare le tessere e cambiare organizzazione, è necessario premiare i partiti e i sindacati coerenti che lavorano per difendere l’interesse dei lavoratori e l’unico modo per ottenere questo “sconvolgimento” è quello di muoversi in tutti i sensi, basta con la nostalgica difesa del proprio partito e/o sindacato, bisogna saper rinunciare alla propria cerchia di relazioni e/o piccole sicurezze in nome della costruzione di nuovi soggetti unitari coerentemente comunisti e moralmente integri.
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