"Non siamo pacifisti. Siamo avversari della guerra imperialista per la spartizione del bottino fra i capitalisti, ma abbiamo sempre affermato che sarebbe assurdo che il proletariato rivoluzionario ripudiasse le guerre rivoluzionarie che possono essere necessarie nell'interesse del socialismo."
(Vladimir Ilič Ul'janov, Lenin, 1917)

30 luglio 2010

Generación.....de servidores (di Lurtz)

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Qualche giorno fa l'ho letto una prima volta e mi ha provocato disgusto, allora ho messo il giornale da parte per evitare di esagerare con gli insulti. Ieri l'ho ripreso e, se possibile, il disgusto è aumentato.
Mi riferisco al periodico, ma oramai consueto, post della Meretrice cubana sulla Stampa.
La Peripatetica questa volta prende l'occasione dall'ultimo discorso di Castro.
E' sempre incredibilmente disarmante rilevare l'esistenza di servi di tale risma, indivudui che vivono con l'unico obiettivo di fottere il prossimo, capaci solo di campare a sbafo sulla pelle dei poveri di quelli che possiedono meno di loro.
Ma la Storia non ha pietà: servi sono e servi rimarranno!
La Prostituta Intellettuale, ad esempio, non ha mai lavorato in vita sua, ma, per il semplice fatto di essere cresciuta a Cuba, ha conseguito una laurea in filologia gratuitamente, alla faccia dei milioni di occidentali che non hanno usufruito di alcuna borsa di studio statale. Epperò questo topo di fogna con la gonna non è soddisfatta. Perché proprietà statale e uguaglianza, per lei, vorrebbero dire dover subire e faticare come gli altri. Come biasimarla? Del resto, è un essere superiore!

Questo secchio di minzione equina solida deambulante è un esempio di vergogna per l'intero popolo cubano che fin dai tempi di Martì si è sempre ribellato all'imperialismo straniero.
E sinceramente mi dispiace per lei che sia aborto malriuscito di quella splendida terra. Perché avrebbe meritato di nascere in una famiglia occidentale, crescere in una roulotte o in un ghetto di edilizia popolare, costringere i genitori a vivere di prestiti per farsi pagare gli studi e dopo la laurea vivere di lavori precari fino ad ottenere una pensione di cinquecento euro al mese, ammalarsi in vecchiaia e vivere qualche anno tra dolori atroci con la speranza che qualche incauto chirurgo non abbia dimenticato nulla nel suo stomaco durante l'ultimo intervento medico, e infine morire e farsi tumulare col denaro del Comune.
Cara, per modo di dire, Yoani, questa è frustrazione, non dover crescere con le bambole russe degli Anni Settanta!
In conclusione, già che ci siamo, una menzione d'onore per quell'ignorante pennivendolo del signor Orighi Gian Antonio, che prima di scrivere "lager", riferendosi alle prigioni cubane, farebbe bene a constatare le condizioni di vita dei detenuti in Italia e negli Stati Uniti, per esempio.
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29 luglio 2010

Tutti froci col culo degli altri!

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Calma! Non tirate fuori le pistole!
Ammetto che il titolo può sembrare "lievemente" provocatorio, ma stiano tranquilli i pasdaran.....non c'entrano le questioni di genere.
C'entra invece il vorticoso giramento di balle che mi provocano certe situazioni, dichiarazioni e discussioni.
Nonostante la maggior parte delle popolazioni dei pianeti Terra e Giove trovi più interessante, nell'ordine, le evoluzioni dello "Scandalo Milano Bene" e per quelle della "Loggia Carboni" che, diciamolo, ci scandalizzano moltissimo.....chi mai avrebbe anche solo pensato che potessero esistere vips che sniffano cocaina in discoteca o che esistano personaggi politici corrotti?
No.....non può essere! Lo sanno tutti che certe cose le fanno solo quegli straccioni che chiedono "cento lire" nei sotterranei della metropolitana, i vips parvenù e i politici non farebbero mai cose moralmente deprecabili.....
Comunque. Torniamo al tema del post.
Il problema riguarda i lavoratori e, in particolare, la Fiat e i recentissimi sviluppi.

Eviterò di partire dal principio, non voglio annoiare nessuno. Partiamo dalla fine, dai discorsi di politici, analisti e sindacalisti dopo il vertice di ieri svoltosi a Torino.
La Fiat, nella persona di Sergio Marchionne, fingendo di avanzare una proposta di accordo, ha in realtà stabilito i termini di un vero e proprio ricatto: scegliete, se volete che Fiat produca in Italia dovete smetterla di parlare di "diritti", di sciopero, di contratto collettivo, di premi produzione, di straordinari pagati e ogni altra fesseria simile. Vi veniamo incontro e proponiamo: contratti singoli e nessuna limitazione ai nostri "diritti" come, ad esempio, quello al licenziamento senza giusta causa o quello a sanzionare chi non lavora perché malato.
Ora, fin qui niente di particolarmente strano.
Infatti, da quando esiste il modo di produzione capitalistico (ogni tanto è bene ricordare che esso non nasce con l'Uomo.....), il fine del padrone (o comunque lo si voglia chiamare) è di arricchirsi sulla pelle di qualcun altro, mentre quello di quel "qualcun altro" è riuscire a vivere dignitosamente da essere umano.
Il problema, ovvio, è che questi due differenti modi di vedere inevitabilmente si scontrano. E, contrariamente a quello che alcuni pensano, chi vince sono sempre i soliti. Alle volte, vincono "di misura" e si trovano costretti a concedere piccole agevolazioni, altre volte vincono con più scarto e tolgono le agevolazioni facendo tornare tutto al punto di partenza.
Perché ho scelto questo titolo politically incorrect?
L'idea (tra virgolette) me l'ha suggerita la visione di Piero Fassino e Oscar Giannino che si trovano d'accordo e si scambiano complimenti.
Da un punto di vista morale, il Fassino (e come lui tutti quelli che provengono dalla sua stessa "scuola" di opportunisti) è insopportabile in quanto traditore dei principi che ha abbracciato (fingendo) quando da giovane si iscrisse al PCI.
Si badi, cortesemente, che il mio punto di vista non è flessibile. Ritengo, infatti, l'onestà e la coerenza due fondamentali principi che distinguono l'Uomo dall'infame, siano essi portati da qualsivoglia provenienza ideologica.
Dicevo che Fassino, con l'ormai trito e stantìo idioma utilizzato dagli esponenti politici che, corrotti fino al midollo dalle sirene del potere, tentano di prendere per il naso il poppolo (con 2 "p") ignorante (ignorando però a loro volta che questi sono ignoranti ma non coglioni.....), parla di "necessità di investimenti", "responsabilità" e altre simili minchiate.
Ma, del resto, non ci si potrebbe aspettare altro.
Lui, loro, il fondoschiena ce l'hanno ben comodo.
Nell'immaginario comune, il criminale è un individuo brutto, sporco e cattivo. Sulle braccia porta tatuaggi cuciti in carcere, ha la guancia sfregiata, le unghie sporche, fuma sigarette di infima qualità e si fa notare quando scende dalla sua Mercedes per il bozzo della pistola sulla schiena. Per quanto mi riguarda, invece, considero criminale anche chi, vestito con un abito della Facis, concede prestiti all'8% di interesse oppure chi usando un linguaggio forbito e modi eleganti tenta di convincere i lavoratori ad accettare condizioni di lavoro schiavistico!
Viceversa, Oscar Giannino è odioso e criminale in modo diverso. Egli non è un traditore di classe, ma un semplice servo compiacente.
Onde evitare fraintendimenti, voglio specificare che quel che mi preme è la funzione che rappresentano i due individui che cito e non ho interessi personali nella critica.
Specifico questo, perchè, nel caso del Giannino, trovo addirittura divertente il suo ridicolo atteggiamento da dotto economicista di fine Ottocento in salsa dandy, col suo gessato grigio perla e la camicia rosa, il bastone da passeggio finemente ornato, l'anello alla moda dei borghesi americani e i baffi come i politici lord dell'impero vittoriano. Complimenti dunque alla sua cura per la parte estetica, ridicola, ma caruccia.
Ma tutto questo, probabilmente, gli serve come il materasso serve ai saltatori con l'asta. Dato che, seppur benestante, egli è pur sempre un direttore di giornale che deve rendere servile conto al proprio editore.
E' un po' come se io per pulire i cessi mi mettessi un vestito griffato.
Ma andiamo al dunque.
Fassino, poveraccio, è "scusato" perché in vita sua non ha mai lavorato nemmeno un minuto, perciò parla per "sentito dire".
Giannino invece è "scusato" perché avendo scelto la schiavitù anche mentale, e comunque sostenendo la "giustizia" del liberismo, non potrebbe comportarsi diversamente.
Ma allora, dico io, e consapevole della demagogia del quesito, non è possibile ascoltare ragioni altre?
Scagli il primo urlo che ha capito a chi mi riferisco.....
Il messaggio che le borghesie mondiali vogliono lanciare ai lavoratori è chiaro: ringraziate il cielo che vi diamo la possibilità di vivere, avete mangiato a sufficienza. E' ora che paghiate il conto!
Rendetevene conto, voi non siete persone come noi. Voi siete elementi complementari alla nostra esistenza. Se vi permettiamo di lavorare è perchè consumiate restituendoci con gli interessi il misero salario che vi concediamo. Ieri vi abbiamo permesso il divertimento di possedere un'automobilina, di fare le vacanze al mare, di calzare scarpe di pelle, addirittura di viverci accanto.
La festa, la vostra festa, è finita!
Riprendete RESPONSABILMENTE la vostra condizione di complementi, di utensili, di schiavi!
Ora, obiettivamente e serenamente, qualcuno vorrebbe spiegarmi quale è il motivo per cui i lavoratori dovrebbero accettare di sedersi a tavola e contrattare con chi offre simili parametri?
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26 luglio 2010

La favola dell'invidia sociale.

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Premetto che lo leggo sempre con interesse, questa volta però leggo e scoppio a ridere. E mi stupisco.
Perché quello che mi fa ribaltare quasi dalla sedia per l'altissimo livello comico é un articolo di Piero Ostellino. Quel Piero Ostellino che, come dicevo, leggo sempre con interesse, perlomeno quando non usa gli occhiali con lenti al salame.
Purtroppo, e dico purtroppo perché è proprio lui che questa volta si assume l'onere di un'intera classe sociale, inciampa nella stessa fanghiglia che utilizza per "sgridare" un lettore che lo contesta.
Nel suo "Il Dubbio" del 24 luglio, tenta ma, per il sottoscritto, con evidenti scarsi risultati di sostenere una tesi molto in voga negli ultimi tempi, ossia che chi critica il dominante metodo economico sia mosso dall'ideologia mentre chi lo sostiene sia libero da tale imbarazzo.
Nel farlo, addirittura, evoca la, sempre per me, inammissibile e storicamente fasulla, naturalità del modo di produzione capitalistico dimostrando così gravi lacune di carattere storico appunto; sarebbe il caso di domandargli se, infatti, crede che il Medio Evo o la società Antica, ad esempio, siano periodi storici realmente esistiti o se crede che siano il parto intellettuale di qualche ideologo anticapitalista.
Il, questa volta, poco attento editorialista del Corriere si attorciglia su sé stesso assumendo proprio le fattezze di ideologo del capitalismo.

Cammina sulle ali di un quasi insostenibile idealismo parlando di "uguaglianza delle opportunità" e di "libertà - senza arrecare danno ad altri - di arricchirsi".
Egli, che è ovviamente mosso dalla sua ideologia, infatti ignora completamente la realtà e inoltre si contraddice.
Potrebbe, magari, spiegarci come sia possibile una "libertà - senza arrecare danno ad altri - di arricchirsi" all'interno di un sistema che si fonda sulla concorrenza tra esseri umani. Oppure, a proposito di "uguaglianza delle opportunità", potrebbe spiegarci per quale motivo nel 99% dei casi ai figli di "capitani d'industria" viene riservato un posto nell'azienda di papà, mentre al 99% dei figli di operai e impiegati viene riservato un posto nelle liste di collocamento.
Ancora evidentemente mosso dalla sua ideologia, l'Ostellino ignora che l'ideale di chi segue la "vulgata ottocentesca marxiana" (come la definisce lui) non pretende "il peggioramento delle condizioni di vita di chi guadagna di più", bensì il miglioramento, fino all'uguaglianza (reale, non immaginaria!) tra tutti gli esseri umani. Tra tutti gli esseri umani, non solo quelli a cui arbitrariamente si concede la libertà di arricchirsi!
L'indignazione di Ostellino monta a seguito del commento di qualche lettore che contesta la sua ipotesi, riguardo ai tre italiani (ultrasettantenni) che hanno depositato un milione di euro in banche svizzere. Egli ipotizza, appunto, che quel denaro sia il frutto di una vita di lavoro, mentre i suoi contestatori affermano che quei tre siano evasori fiscali.
Ma, gentile Ostellino, se i tre non hanno nulla da temere dal fisco italiano, per quale motivo depositano i propri risparmi in Svizzera?
In conclusione, torniamo un momento sulla questione della "libertà - senza arrecare danno ad altri - di arricchirsi".
Come ho già affermato altre volte, ritengo che ad ogni "più" corrisponda un "meno", perciò quando si parla di libertà non è possibile non tenere conto dell'esistenza di non-libertà, di obblighi o soggezioni.
E' oramai di pubblico dominio il fatto che le risorse del pianeta, nonostante possano espletare i fabbisogni dell'intera popolazione mondiale, siano sotto il controllo di una ristrettissima élite di uomini. Ed è questa oligarchia mondiale che gestisce e decide quali e quante siano le cosiddette "libertà" a cui il resto degli esseri umani può ambire.
Quindi, anche Lei egregio Ostellino, la smetta di raccontarci una favola a cui nemmeno più chi la sostiene crede.
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24 luglio 2010

Il nuovo fronte antimperialista e le amnesie dei radical chic. (di Erman)

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"Dobbiamo sostenere tutto ciò contro cui il nemico combatte, e combattere tutto ciò che il nemico difende"(Mao Tse-Tung)

La recente ricomparsa pubblica di Fidel Castro è stata accolta con gioia dai settori dell'estrema sinistra e dagli ambienti culturalmente piu avanzati.
L'artefice del cambiamento sociale a Cuba, motore di una Rivoluzione sempre viva, è apparso sereno e lucido, ed ha sostenuto, tra le altre cose, l'incondizionato appoggio ai governi di Iran e Corea del Nord, vittime delle attenzioni predatorie dello squalo americano. E su questo punto son cominciati i mal di denti di una buona parte di sinistra legata a Cuba per puro folklore, ma distante dal capire il vero snodo dell'attuale fronte antimperialista: il Medio e l'Estremo Oriente.
E' una estrema sinistra fasulla, molto chic e poco radical, incapace di analisi, pronta ad appoggiare indirettamente il colonialismo attraverso le varie rivoluzioni "colorate", attraverso l'appoggio all'UCK ed al Tibet, millantando un richiamo vago all'autodeterminazione dei popoli (sigh!) e fuor di ogni contesto geopolitico.

La linea del fronte alla barbarie comincia in Palestina, dove l'eroica resistenza del popolo e di Hamas alla pulizia etnica isaraeliana è ambiguamente osservata da chi sostiene che Hamas sia un'organizzazione fondamentalista: sosteniamo che non ci interessa rispondere a questo pleonastico quesito, perchè al momento la contraddizione principale è tra Hamas e Israele, e l'opposizione al sionismo è di per sè un'azione rivoluzionaria ed in quanto tale deve essere INCONDIZIONATAMENTE appoggiata da ogni comunista conseguente, cosi come deve essere sostenuto il Movimento di Hezbollah, movimento che ha inflitto la più cocente delle sconfitte al barbaro aggressore sionista.
Umiliato, Israele ha chiamato a raccolta Usa, Europa, Onu, eccetera, pretendendo di ottenere la condanna, per i guerriglieri sciiti, come gruppo terrorista.....pretesa poi ottenuta ovviamente!
Ma è l'Iran il nervo scoperto della sinistra radical chic, è l'Iran che misura l'ipocrisia di chi si dichiara comunista ed appoggia la "rivoluzione verde" della CIA, del Mossad e dei cani da guardia dell'imperialismo.
E' fin troppo evidente che gli yankees si sono infiltrati a Teheran per destabilizzare un paese che desidera solo sviluppare in maniera autonoma la propria tecnologia.
Prima la demonizzazione e la manipolazione mediatica, poi la "sollevazione" popolare colorata di verde (condita ovviamente da un dramma sapientemente toccante e preparato in stile hollywoodiano con tutte le menzogne del caso), a quando l'aggressione vera e propria?
Intanto, dopo che il Congresso americano ha ratificato il rafforzamento delle sanzioni all'Iran, una flotta della marina americana è in viaggio verso il golfo Persico, equipaggiata da quasi 400 "bunkers busters", ovvero ordigni nucleari a penetrazione profonda.....dunque chi minaccia chi??
La posta in gioco è altissima, e non possiamo cadere nelle trappole delle rivoluzioni colorate, come del resto ha sostenuto Castro senza esitazione.
L'Iran e l'Afghanistan sono la linea piu avanzata del fronte, ed al momento l'imperialismo non puo' perdere l'Afghanistan, da utilizzare tra l'altro come testa di ponte anche in un probabile "scambio di vedute" con la Cina.
Vorrei infine soffermarmi sul Nepal: in questo piccolo paese ignorato da molti, una guerriglia guidata dal Partito Comunista Maoista del Compagno Prachanda ha abbattuto una monarchia feudale e secolare, che ricordava il Tibet pre-cinese.
Esistono forti contraddizioni in Nepal, al momento l'assemblea costituente è in fase di stallo, i negoziati tra maoisti e rappresentanti di altre fazioni sono imballati, ma è davvero strano che ci si scordi e si nasconda un avvenimento di una portata storica cosi rilevante.
Forse il Nepal non fa tendenza tra i vari "compagni" radical?
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23 luglio 2010

CHE FARE? Breve riflessione sull'attualità politica (...e mi si perdoni il titolo ambizioso)

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Probabilmente, qualche ingenuo pensava che la "meravigliosa proposta" di Marchionne per Pomigliano, accompagnata da una tanto fasulla quanto squallida letterina di preghiera, non riservasse alcuna controindicazione. "Dai, alla fine, il cattivo padrone non sembra così cattivo, pensa che addirittura ci considera una famiglia", avrà pensato il dipendente Fiat ampiamente esasperato dalla cassa integrazione.
Ma i conti si fanno sempre alla fine.
Ed infatti, appena sono apparsi i rendiconti periodici di borsa, che esplicitano balzi sostanziosi per la multinazionale ecco che salta fuori la tipica arroganza di chi crede di poter fare ciò che vuole.
Anzitutto si scopre, ma senza stupore, che Mirafiori non viene considerata parte della famiglia di cui parla nella sua triste letterina il manager col maglione.
Poi viene fuori che le intenzioni dell'ex colosso automobilistico sono di trasferire la produzione di un nuovo modello di monovolume, la L0, in Serbia.
Dice l'AD che la scelta è stata obbligata dall'atteggiamento dei lavoratori di Mirafiori non disposti ad accettare le condizioni proposte. Viene da pensare che queste fossero meno "appetibili" di quelle per Pomigliano.....
A questo punto si apre una leggera bagarre da parte politica.
Pare, infatti, che il governo attualmente in carica non sia disposto ad accettare questo cambio di rotta che olezza vagamento di ricatto.
E certo. Non sono mica lavoratori Fiat. Loro.

Le responsabilità di tutta questa marcia storia sono molteplici.
Si potrebbe iniziare dallo Stato, inteso non solo come istituzione ma anche e soprattutto cittadini e contribuenti erariali, che per oltre 20 anni ha subito l'estorsione della Cig senza nemmeno sognarsi di chiederne il riscatto all'azienda nei momenti economicamente favorevoli.
E si potrebbe finire con il sindacato che ha ampiamente dimostrato di non sapere fare il lavoro per cui è chiamato ad esistere, la tutela dei lavoratori. Troppo accomodante nei momenti di lieve benessere, fino a trasformarsi in una sorta di quinta colonna a pressochè esclusivo beneficio del padrone di turno.
Non casualmente, infatti, quasi stupisce l'atteggiamento recente della Fiom, non più disposta a farsi comandare a bacchetta.
In mezzo ci mettiamo le ancor più gravi responsabilità di quei partiti che si dicono comunisti, che invece di contrastare energicamente l'avanzata dell'egemonia culturale nichilista e ultimomistica ha pensato più, e anche qui con risultati a dir poco discutibili, a risolvere le proprie faccende interne.
I proverbi non nascono mai casualmente.
Ed uno dei miei, allo stesso tempo, preferiti e detestati è: i nodi vengono sempre al pettine.
In questo momento di crisi economica, strutturale e cronica a mio modo di vedere, si palesa il frutto di decenni di smantellamento politico e culturale operato all'interno della classe dei lavoratori dai cosiddetti partiti comunisti. Progressivamente si è abbandonata la natura, possibilmente, rivoluzionaria in funzione di un amministrativismo a carattere riformista.
Ma ora, come dicevo, i nodi vengono al pettine, e i lavoratori si trovano senza nulla, senza nemmeno le mutande e senza nemmeno gli strumenti per potersele ricostituire.
Infine, l'azienda.
Esiste mica qualcuno che pensa che Marchionne sia un extraterrestre, un alieno, un essere disumano?
Se si, allora quel qualcuno si curi. O almeno si risvegli dal coma!
Marchionne fa il lavoro per cui viene, profumatamente, pagato. Egli cura gli interessi del padrone, egli è un simbolo del capitalismo.
Solo qualche riformista che mente anche a sè stesso può pensare il contrario!
Non si può pretendere che la Fiat non curi i propri interessi capitalistici, ed è un criminale chi invita a credere il contrario.
Si deve invece pretendere la costituzione e la costruzione di un sindacato di classe e di un partito che metta al primo punto del suo programma strategico l'ambizione di una società comunista.
Per me, in questo momento, conta solo questo. Tutto il resto sono e rimangono chiacchere da bar.
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