"Non siamo pacifisti. Siamo avversari della guerra imperialista per la spartizione del bottino fra i capitalisti, ma abbiamo sempre affermato che sarebbe assurdo che il proletariato rivoluzionario ripudiasse le guerre rivoluzionarie che possono essere necessarie nell'interesse del socialismo."
(Vladimir Ilič Ul'janov, Lenin, 1917)

19 dicembre 2008

L'Essere Umano nichilista e la morale. (di Lurtz)

Fortunatamente, fino ad oggi, non sono mai stato in galera perciò riferirò i miei esempi a quel che si vede solitamente nei film o che si sente dire in giro.
Proprio l'altro ieri sera, su un canale televisivo (abusivo!), hanno trasmesso il film "Nel nome del padre", la storia, per quanto degna di attenzione, non ci interessa, quel che invece volevo prendere ad esempio è la scena in cui padre e figlio vengono tradotti in un carcere di massima sicurezza a contatto con "assassini e stupratori".
L'accoglienza che viene loro riservata è dura in quanto, secondo la morale di quei cortesi inquilini, uccidere e stuprare è ritenuto meno grave di piazzare una bomba con intenti terroristici.
La questione diventa: "rubare è sbagliato", ma se lo fanno tutti "è meno sbagliato" e lo stesso discorso vale per quanto riguarda stuprare, uccidere, eccetera eccetera.
Quel che voglio sottolineare è che la "morale" non si deve confondere con il "moralismo" e che la "morale" è una norma (della coscienza) perciò il doverla rispettare non è valido solo se si viene "beccati" ad eluderla.
E' senza dubbio vero quel che il Premier ha dichiarato qualche giorno fa: "Nel PD è sempre esistita una questione morale", ma è altrettanto vero che la cosiddetta "questione morale" è sempre esistita anche in Forza Italia così come in molti altri partiti, anzi all'interno dell'intero sistema politico italiano.

Ci si può anche scandalizzare, ma potremmo concludere che la morale di questa classe politica è l'amoralità.
Esiste però un'altra questione strettamente legata alle questioni morali ed è il nichilismo e, più propriamente, quel che io definisco il suo braccio armato ossia il postmodernismo.
Come già detto più volte, la regola con cui esso si (auto)definisce è riassumibile nell'affermazione "tutto è, niente è", aggiungerei anche che nel momento in cui l'Uomo determina la morte di Dio (e di tutti i "dei"), ne assume la potenza.
«Se Dio esiste, tutto è permesso. E il nichilismo è sempre in agguato. Perchè se Dio esiste, la sua voce è sovrana, la sua volonta è legge, il Logos è il Nomos della terra e del cielo. Ma questo Dio parla poi sempre e solo attraverso la voce di un uomo. Di un essere mortale e finito, come te e come me.
Se Dio esiste, perciò, la volontà di Dio sarà quella di ogni uomo che abbia successo nel presentarsi come voce di Dio.
(...)
E tuttavia: anche se Dio non esiste, tutto è permesso. Senza Dio non c'è autorità trascendente alla cui legge obbedire. Ogni morale è possibile. Se Dio non esiste è inevitabile l'autos-nomos, ciascuno è legge a sè stesso. Ma poichè la con-vivenza è la legge suprema della sopravvivenza, e dunque Una legge necessaria per tutti, ogni volontà sarà nella tentazione e nella necessità di imporre la propria morale agli altri: come morale del gruppo, morale comune, legge sovrana.
Chi deciderà, allora, l'autos del nomos? La guerra, la forza, il successo.
Se Dio non esiste non vi è infatti alcun nomos che sia sovrumano. Se non viene da Dio e non fa tutt'uno con lui, la Grundnorm che regge l'intero edificio delle norme, per dirla con Kelsen e positivamente, è un fatto una decisione. La decisione di qualcuno. Il fatto compiuto. La norma che decide di tutte le altre norme è il successo nel conquistare e mantenere il potere. Se Dio non esiste, tutto è permesso, la volontà di potenza è la norma e la sola bestemmia imperdonabile è la sconfitta.
Che Dio esista o non esista, dunque, non si sfugge: tutto è permesso. Questa è la condizione umana ineludibile. L'uomo è l'animale a rischio di nichilismo. Questo rischio è la sua natura. E per affrontare questo rischio, o semplicemente per conviverci, l'esistenza di Dio è irrilevante. Ci sia un Dio o sia solo la nostra illusione, all'incombere del nichilismo non possiamo sottrarci, tutto è permesso, sempre e comunque. In altri termini: l'uomo è il creatore e signore della norma. Questo è il segreto insopportabile dell'esistenza umana. Il potere dell'uomo sulla norma è al tempo stesso il suo potere di autodistruzione», (Da "Etica dell'ateismo", Paolo Flores D'Arcais su MicroMega, supplemento di novembre 2008).
A questo punto, l'oggettivo riconoscimento del fenomeno ovvero la non possibilità di poter ancora chiudere gli occhi facendo finta che non esiste un problema, permette una ricerca della soluzione che non deve superare gli schemi conosciuti ma anzi rivalutare sistemi dimenticati nel cassetto. Non si tratta di tornare indietro nel tempo ma semplicemente ricordarsi che prima di volare sapevamo camminare.
Gridare allo scandalo ogni qualvolta viene meno uno di quelli che definiamo "fondamenti oggettivi", significa operare con modo nichilistico.
Per far sì che la "tigre" distrugga il meno possibile diventa una necessità il cavalcarla, ma per farlo senza il rischio di venir cavalcati può essere utile l'uso di una logica del "doppio binario", ovvero un apparente assecondamento che però, avente scopo di denuncia, sbatte in faccia al nichilista la medesima prevaricazione, rivelandogli così la necessità di una soluzione condivisa pena l'annientamento reciproco.

Nessun commento: