Qualche giorno fa l'ho letto una prima volta e mi ha provocato disgusto, allora ho messo il giornale da parte per evitare di esagerare con gli insulti. Ieri l'ho ripreso e, se possibile, il disgusto è aumentato.
Mi riferisco al periodico, ma oramai consueto, post della Meretrice cubana sulla Stampa.
La Peripatetica questa volta prende l'occasione dall'ultimo discorso di Castro.
E' sempre incredibilmente disarmante rilevare l'esistenza di servi di tale risma, indivudui che vivono con l'unico obiettivo di fottere il prossimo, capaci solo di campare a sbafo sulla pelle dei poveri di quelli che possiedono meno di loro.
Ma la Storia non ha pietà: servi sono e servi rimarranno!
La Prostituta Intellettuale, ad esempio, non ha mai lavorato in vita sua, ma, per il semplice fatto di essere cresciuta a Cuba, ha conseguito una laurea in filologia gratuitamente, alla faccia dei milioni di occidentali che non hanno usufruito di alcuna borsa di studio statale. Epperò questo topo di fogna con la gonna non è soddisfatta. Perché proprietà statale e uguaglianza, per lei, vorrebbero dire dover subire e faticare come gli altri. Come biasimarla? Del resto, è un essere superiore!
Questo secchio di minzione equina solida deambulante è un esempio di vergogna per l'intero popolo cubano che fin dai tempi di Martì si è sempre ribellato all'imperialismo straniero.
E sinceramente mi dispiace per lei che sia aborto malriuscito di quella splendida terra. Perché avrebbe meritato di nascere in una famiglia occidentale, crescere in una roulotte o in un ghetto di edilizia popolare, costringere i genitori a vivere di prestiti per farsi pagare gli studi e dopo la laurea vivere di lavori precari fino ad ottenere una pensione di cinquecento euro al mese, ammalarsi in vecchiaia e vivere qualche anno tra dolori atroci con la speranza che qualche incauto chirurgo non abbia dimenticato nulla nel suo stomaco durante l'ultimo intervento medico, e infine morire e farsi tumulare col denaro del Comune.
Cara, per modo di dire, Yoani, questa è frustrazione, non dover crescere con le bambole russe degli Anni Settanta!
In conclusione, già che ci siamo, una menzione d'onore per quell'ignorante pennivendolo del signor Orighi Gian Antonio, che prima di scrivere "lager", riferendosi alle prigioni cubane, farebbe bene a constatare le condizioni di vita dei detenuti in Italia e negli Stati Uniti, per esempio.
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