"Non siamo pacifisti. Siamo avversari della guerra imperialista per la spartizione del bottino fra i capitalisti, ma abbiamo sempre affermato che sarebbe assurdo che il proletariato rivoluzionario ripudiasse le guerre rivoluzionarie che possono essere necessarie nell'interesse del socialismo."
(Vladimir Ilič Ul'janov, Lenin, 1917)

26 luglio 2010

La favola dell'invidia sociale.

Premetto che lo leggo sempre con interesse, questa volta però leggo e scoppio a ridere. E mi stupisco.
Perché quello che mi fa ribaltare quasi dalla sedia per l'altissimo livello comico é un articolo di Piero Ostellino. Quel Piero Ostellino che, come dicevo, leggo sempre con interesse, perlomeno quando non usa gli occhiali con lenti al salame.
Purtroppo, e dico purtroppo perché è proprio lui che questa volta si assume l'onere di un'intera classe sociale, inciampa nella stessa fanghiglia che utilizza per "sgridare" un lettore che lo contesta.
Nel suo "Il Dubbio" del 24 luglio, tenta ma, per il sottoscritto, con evidenti scarsi risultati di sostenere una tesi molto in voga negli ultimi tempi, ossia che chi critica il dominante metodo economico sia mosso dall'ideologia mentre chi lo sostiene sia libero da tale imbarazzo.
Nel farlo, addirittura, evoca la, sempre per me, inammissibile e storicamente fasulla, naturalità del modo di produzione capitalistico dimostrando così gravi lacune di carattere storico appunto; sarebbe il caso di domandargli se, infatti, crede che il Medio Evo o la società Antica, ad esempio, siano periodi storici realmente esistiti o se crede che siano il parto intellettuale di qualche ideologo anticapitalista.
Il, questa volta, poco attento editorialista del Corriere si attorciglia su sé stesso assumendo proprio le fattezze di ideologo del capitalismo.

Cammina sulle ali di un quasi insostenibile idealismo parlando di "uguaglianza delle opportunità" e di "libertà - senza arrecare danno ad altri - di arricchirsi".
Egli, che è ovviamente mosso dalla sua ideologia, infatti ignora completamente la realtà e inoltre si contraddice.
Potrebbe, magari, spiegarci come sia possibile una "libertà - senza arrecare danno ad altri - di arricchirsi" all'interno di un sistema che si fonda sulla concorrenza tra esseri umani. Oppure, a proposito di "uguaglianza delle opportunità", potrebbe spiegarci per quale motivo nel 99% dei casi ai figli di "capitani d'industria" viene riservato un posto nell'azienda di papà, mentre al 99% dei figli di operai e impiegati viene riservato un posto nelle liste di collocamento.
Ancora evidentemente mosso dalla sua ideologia, l'Ostellino ignora che l'ideale di chi segue la "vulgata ottocentesca marxiana" (come la definisce lui) non pretende "il peggioramento delle condizioni di vita di chi guadagna di più", bensì il miglioramento, fino all'uguaglianza (reale, non immaginaria!) tra tutti gli esseri umani. Tra tutti gli esseri umani, non solo quelli a cui arbitrariamente si concede la libertà di arricchirsi!
L'indignazione di Ostellino monta a seguito del commento di qualche lettore che contesta la sua ipotesi, riguardo ai tre italiani (ultrasettantenni) che hanno depositato un milione di euro in banche svizzere. Egli ipotizza, appunto, che quel denaro sia il frutto di una vita di lavoro, mentre i suoi contestatori affermano che quei tre siano evasori fiscali.
Ma, gentile Ostellino, se i tre non hanno nulla da temere dal fisco italiano, per quale motivo depositano i propri risparmi in Svizzera?
In conclusione, torniamo un momento sulla questione della "libertà - senza arrecare danno ad altri - di arricchirsi".
Come ho già affermato altre volte, ritengo che ad ogni "più" corrisponda un "meno", perciò quando si parla di libertà non è possibile non tenere conto dell'esistenza di non-libertà, di obblighi o soggezioni.
E' oramai di pubblico dominio il fatto che le risorse del pianeta, nonostante possano espletare i fabbisogni dell'intera popolazione mondiale, siano sotto il controllo di una ristrettissima élite di uomini. Ed è questa oligarchia mondiale che gestisce e decide quali e quante siano le cosiddette "libertà" a cui il resto degli esseri umani può ambire.
Quindi, anche Lei egregio Ostellino, la smetta di raccontarci una favola a cui nemmeno più chi la sostiene crede.

1 commento:

Simone ha detto...

Il capitalismo non ha nulla di equo e naturale. Esso è strutturalmente destinato a inquinarsi anche se lo azzerassimo e facessimo partire tutto da zero perché quando tutto è mercificabile chi , pur con la propria abilità, detenesse ricchezze maggiori, potrebbe allora iniziare a lavorare scorrettamente e persino a influenzare le istituzioni... la riprova è che oggi funziona proprio così.