"Non siamo pacifisti. Siamo avversari della guerra imperialista per la spartizione del bottino fra i capitalisti, ma abbiamo sempre affermato che sarebbe assurdo che il proletariato rivoluzionario ripudiasse le guerre rivoluzionarie che possono essere necessarie nell'interesse del socialismo."
(Vladimir Ilič Ul'janov, Lenin, 1917)

20 gennaio 2009

Sul sionismo e sull'antisemitismo.

Ancora uno stralcio tratto da: “Critica dell'ideologia contemporanea” di Costanzo Preve, pubblicato su “Comunismo e Comunità
(oggi la prima parte, giovedì 22 la seconda e ultima).

Paragrafo 17

«Esiste oggi una seconda teologia, altrettanto ripugnante della precedente, ed è la teologia dell'unicità metafisica del genocidio ebraico, evento metastorico imparagonabile con qualunque altro evento storico.
Nella formulazione di Elena Loewenthal, sacerdotessa italiana dell'olocausto, essa si esprime così: «l'Olocausto sfugge drasticamente ad ogni fenomenologia della storia, divina e umana» (cfr. "La Stampa", 19 gennaio 2008).
Cerchiamo di riflettere bene su questa formulazione, perchè in essa c'è la chiave per comprendere la trasformazione di un evento storico in un evento religioso. E la trasformazione di eventi storici in eventi religiosi (crocefissione di Gesù, rivelazioni a Mosè, Maometto, Buddha, eccetera) è la chiave iniziatica per comprendere la genesi storica e concettuale di tutte le religioni, rivelate o non-rivelate, monoteistiche o politeistiche, con clero formalizzato o con clero informale, con celibato obbligatorio o senza, eccetera.

Il punto è delicatissimo, ed è bene sia evitare le provocazioni, sia resistere alla paura della diffamazione. Data l'estrema delicatezza di questo argomento, ed il terrore che tutti hanno di essere fraintesi e calunniati come antisemiti o come negazionisti, è assai difficile che si parta col piede giusto. Cercherò invece di farlo nel modo più pacato possibile.
In primo luogo, è del tutto evidente in base a qualunque ricostruzione storica onesta, che il sionismo politico (da non confondere ovviamente nè con la religione ebraica, nè con la cultura ebraica, nè con la tradizione identitaria del popolo ebraico) è stato ed è tuttora un fenomeno illegittimo di occupazione coloniale e razzista di una terra già occupata, ed occupata da una stragrande maggioranza musulmana insieme a minoranze ebraiche e cristiane (arabi, armeni, eccetera).
La Dichiarazione di Balfour del 1917 fu un crimine politico, perchè prometteva una terra a gruppi di coloni sionisti privi di qualsiasi legittimità storica.
Tutta la storia del sionismo, sia prima che dopo il 1948 ed il 1967, è una storia di occupazione coloniale illegittima.
Per questa ragione, dal momento che il sionismo era del tutto privo di qualunque legittimità filosofico-politica razionale, l'introduzione del genocidio ebraico 1941-1945 come fattore simbolico per la legittimazione posteriore del sionismo e per l'espulsione genocida del popolo palestinese dalla sua terra è diventato un fatto ormai accettato dalla stragrande maggioranza dei gruppi intellettuali europei, anche perchè chi obietta viene accusato di antisemitismo, e pochi se la sentono di sfidare la canea mediatica e la pressione soffocante degli ambienti sociali in cui si vive.
In secondo luogo, fino al triennio 1989-91 nessuno si sarebbe mai sognato di definire antisemiti i critici del sionismo (da non confondere con i critici sionisti dei cosiddetti eccessi repressivi dei governi israeliani). Si dava scontato che vi fosse una distinzione di principio fra sionismo ed ebraismo, e non ci fosse coincidenza fra i due termini. Ma dopo la dissoluzione del mai tanto rimpianto katechori, il benemerito comunismo storico novecentesco realmente esistito come forza geopolitica riequilibratrice, si sono rotte le dighe ideologiche prima esistenti, e si è imposto un profilo demenziale e criminale che ha posto una serie di equazioni che poi il circo mediatico ha provveduto a saturare: antisemitismo = antisionismo = antiamericanismo = complicità con il terrorismo = rifiuto della modernità in quanto tale.
Chi accetta questo modello è già morto, anche se sembra che cammini ancora.»
(...Segue)

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