"Non siamo pacifisti. Siamo avversari della guerra imperialista per la spartizione del bottino fra i capitalisti, ma abbiamo sempre affermato che sarebbe assurdo che il proletariato rivoluzionario ripudiasse le guerre rivoluzionarie che possono essere necessarie nell'interesse del socialismo."
(Vladimir Ilič Ul'janov, Lenin, 1917)

4 agosto 2010

"Io, comunista, disfattista. (Mentre altri preparano, scrupolosamente, la disfatta)"



(Prc Vibo Valentia)
«Sarò sintetico, riducendo all’essenziale ogni argomentazione.
E’ ormai definitivo il documento di presentazione della Federazione della Sinistra, che fa da introduzione e da impianto teorico-politico al congresso costituente. Un manifesto vacuo e generico che mostra lungo i suoi 4 capitoli, 16 paragrafi e 29 pagine, senza alcun pudore, i limiti e le contraddizioni della classe dirigente della Sinistra.
Proprio così, della classe dirigente che ha voluto e perpetrato una scelta di vertice per attraccare ad un indefinito porto.
Già le premesse ideologiche lasciano sgomenti, per quello che si potrebbe definire una piattaforma, una base o più semplicemente un programma né di lotta né di governo. Il Socialismo del XXI secolo, ampiamente richiamato, è la feroce e spaventosa alternativa che si agita in faccia alla borghesia dominante. L’obbiettivo a cui tendere, senza però alcuna lotta; bandita ogni rivoluzione, ogni violenza: un più elegante gradualismo democratico è la nuova via, più appropriata per le antagoniste, ma pur sempre raffinate classi lavoratrici del terzo millennio.

Del resto, tutto si fa più chiaro (sic!) giungendo al secondo paragrafo “Le cause della crisi e la necessità del superamento del capitalismo” che rappresenta il punto più alto dell’elaborazione teorica dell’intero documento, il nucleo più fecondo dell’analisi, dentro la quale Pomigliano riesce a rimanere una semplice indicazione geografica, il Padrone un birbantello prepotente, e nulla più viene abbozzato circa i rapporti di forza, i modi produzione e il nuovo autoritarismo aziendale che non si supera di certo con qualche referendum. La prospettiva viene indicata in “un lungo e profondo processo di cambiamento” che porterà appunto alla sostituzione dell’attuale sistema con il Socialismo del XXI secolo.
L’effetto, dunque, viene chiarito, senza che però si capisca dove si possa rintracciare la minima causa.
E’ il paragrafo successivo che spiega dove trae origine questa misera operazione dirigista. Qui si comprende meglio che tutta l’elaborazione è il frutto di una volontaria e cosciente sintesi, una mediazione distillata, che si genera dalla smania irrefrenabile, dall’ansia dell’unità. E’ altrettanto evidente, quindi, che per superare la crisi della Sinistra si sia pensato che la migliore soluzione si possa trovare nelle scelte politiciste ed organizzative. E che l’analisi autoassolutoria sullo stato attuale dei partiti della sinistra serva da alibi, da giustificazione. Poco importa, poi, se nessuno - ne sono più che mai certo! – dico nessuno, soprattutto i dirigenti che hanno avanzato la proposta della Federazione, abbia capito che cosa si stia andando a fare realmente.
Solo nel mio partito, su tre correnti di maggioranza, tre correnti indicano la Federazione, ma intendono cose nettamente diverse. Senza che nessuno sappia spiegare cosa realmente sia la Federazione, qualcuna dissimula, qualcun'altra mente sapendo di mentire, la terza si mostra la più dura e pura, ma ciò non basta ad indicare la nuova rotta: tutti sono disorientati.
Più di tutte, poi, risalta un’ulteriore contraddizione: “Chi condivide questa analisi e questi obiettivi – si legge nel documento - ha il dovere di unirsi e battersi per un’alternativa di società. Solo con l’unità è possibile reagire al concreto rischio della scomparsa in Italia di una Sinistra degna di questo nome.”
Il messaggio è quanto mai chiaro, ma si da il caso che io – palesemente contrario a questa proposta - sia iscritto al partito che, bene o male, risulta essere l’azionista di maggioranza. E come me, nella mia stessa condizione, credo anche altri.
Per quanto mi riguarda non mi unirò, pur rimanendo iscritto al mio partito, e non capisco cosa ciò possa comportare. Di sicuro, lascerò ad altri sprecare le ultime residue energie per organizzare e svolgere l’ennesimo congresso per l’unità.
Mentre il mondo, lì fuori, va da tutt’altra parte.»

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