"Non siamo pacifisti. Siamo avversari della guerra imperialista per la spartizione del bottino fra i capitalisti, ma abbiamo sempre affermato che sarebbe assurdo che il proletariato rivoluzionario ripudiasse le guerre rivoluzionarie che possono essere necessarie nell'interesse del socialismo."
(Vladimir Ilič Ul'janov, Lenin, 1917)

26 novembre 2008

Volere è potere.



Non saprei dire se esiste ancora quella mania, ma quando ero bambino usava parecchio, da parte degli adulti, star sempre lì a tentare di frullare i piccoli marroncini dei pargoli con la domandina: "Da grande, cosa farai?".
Finchè si è piccini, fino cioè ai dieci-undici anni, rispondere fa parte di un divertente gioco, poi il gioco si faceva serio e l'assillo continuava anche a scuola cercando di scoprire e risaltare le materie in cui si eccelleva per indirizzare alla creazione di un percorso di studi inerente, così via via fino a decidere la facoltà universitaria.
E iniziavano i primi grossi problemi, perchè in moltissimi casi i "gusti" del soggetto non coincidevano con quelli dei genitori.
Ma questo è un discorso valido solo in alcuni casi, in quei casi cioè di famiglia considerata "normale" in altre parole, le famiglie appartenenti alla media e grande borghesia.
Non si considera, o si considera poco, la maggior parte dei casi ossia quelli che coinvolgono le famiglie meno abbienti, di poveracci, le famiglie proletarie insomma.
Queste si dividono in due sezioni: quelli che con sacrifici immani riescono a far studiare i figli; quelli che non possono fare a meno di mandarli a lavorare appena la legge lo permette perchè l'alternativa sarebbe l'inedia.
Ecco, siamo giunti al dunque.
Ascoltavo alla radio un programma in cui il conduttore chiaccherava con un'ascoltatrice al telefono e, dopo qualche minuto, le dice: "Complimenti, hai una voce bellissima. Secondo me, dovresti fare radio".
Questa frase mi è rimasta impressa.
Ma che diavolo vuol dire?
Non so, sarà che sono un materialista ma 'sto idealismo senza senso non lo sopporto.
Basta con queste sciocchezze!
A meno che uno non nasca in una situazione di pressochè totale benessere economico, nessuno decide la propria storia.
Essa si va formando attraverso una serie di eventi indipendenti dalla nostra volontà o, se proprio vogliamo, dipendenti in piccola parte.
Questo non è una triste accettazione della realtà ma semplicemente la consapevolezza che sono le condizioni materiali d'esistenza che determinano la realtà e non la volontà del singolo.
Si potrà obiettare che l'affermazione in questione rientra in una serie di frasi fatte che molte volte vengono pronunciate senza pretesa.
Questo tipo di giustificazione di un'apparente leggerezza, però, non cancella il fatto che determinati atteggiamenti e determinati modi di pensare influenzino la società tutta. Se ci guardiamo intorno scopriamo che tutto ciò già avviene e in moltissimi casi ognuno di noi ne subisce conseguenze più o meno dolorose.
Nella nostra società, tra gli altri, domina il motto "Volere è potere".
Analizziamolo.
Anzitutto bisogna dire che, non casualmente, calza perfettamente all'interno di una società in il sistema economico capitalista è dominante, infatti la necessità primaria del capitalismo è l'atomizzazione della società, la concorrenzialità e la contrapposizione dei singoli. E "Volere è potere" è un'evidente dichiarazione di guerra all'unità della comunità.
"Volere è potere" è la traduzione di un desiderio (vorrei), in imperativo prevaricatorio (voglio); esso non può che creare dislivelli e differenze in quanto, se un ipotetico soggetto Alfa lo imporrà, un ipotetico soggetto Beta lo subirà.
"Volere è potere" è il manifesto filosofico dell'estinzione del genere umano!
E' l'esaltazione del cane mangia cane.
Ed è anche uno dei motti preferiti da chi esalta la positività del differenzialismo.
Esso nutre il razzismo, il classismo, la prepotenza di chi ritiene di essere forte o superiore nei confronti di chi considera debole o inferiore.
E' la riduzione, a belva selvaggia, dell'Essere Umano.

Nessun commento: