«[...] la contrapposizione fra modernità e postmodernità non regge. E', infatti, la coppia della libertà individuale e dello sviluppo delle forze produttive (apparato tecnico-economico) che ispira e connota le logiche evolutive del capitalismo, aldilà degli specifici contesti storici. Se l'antropologia della modernità inaugura la nuova configurazione dell'individuo come soggetto di bisogni, destinato all'appagamento immediato, è inevitabile che l'unico obiettivo che corrisponde a tale rappresentazione sia quello della massima espansione della ricchezza consumabile, al di fuori di ogni vincolo materiale dipendente da temporalità e spazialità tradizionali.
La dissoluzione del mondo nell'apparato capitalistico-tecnologico istituisce un codice immunitario globale capace di garantire la sopravvivenza della vita oltre ogni condizionamento relativo ai limiti naturalistici dell'universo e della materia.
La libertà dei moderni, infatti, è l'aspirazione a una potenza illimitata, che si autorealizza nel proprio sciogliersi da ogni vincolo e che, appunto per ciò, si capovolge nella necessità del meccanismo destinato a consentire il perseguimento dell'infinità degli scopi particolari. La metamorfosi continua diventa, per la modernità, il progressivo adeguamento del principio della libertà alla necessità dello sviluppo delle forze produttive della tecnica. Per realizzare la contingenza della infinita pluralità dei bisogni, occorre accettare la necessità del modo di produrre che massimizza la capacità di creare ricchezza.
L'orizzonte del post-human coincide con quello dell'evoluzione del capitale fino a divenire capitale cognitivo immateriale. Il vero telos della modernità è la sconfitta della finitezza e della mortalità, che unifica il pluralismo delle forme nella destinazione all'immortalità dell'essere.
Sotto questo profilo, la modernità appare non solo coerente con gli esiti attuali, ma si manifesta per quello che rappresenta profondamente: l'aspirazione a una coincidenza di essere e divenire, di morte e vita, che proietti la singolarità individuale in un universo destinato all'evoluzione infinita del codice immunitario della natura vivente.Il post-human è, cioè, il prolungamento dell'ideologia moderna dell'onnipotenza dell'autocostituzione della prassi e dell'immutabilità dell'essere. Un'ideologia dell'immortalità mascherata da conquista scientifica, che, intanto, ha l'effetto di perpetuare all'infinito l'antropologia dell'uomo soggetto di bisogni e del modo di produrre che a essa corrisponde.
Il post-human è la radicalizzazione dell'immanenza del codice vivente al processo evolutivo che non consente di ipotizzare alcuna trascendenza e alcun fondamento: norma e fatto coincidono nell'ibridazione di biologia e intelligenza artificiale, uomo e computer.»
(Pietro Barcellona, L'epoca del postumano, CittàAperta-Enna-2007)
La dissoluzione del mondo nell'apparato capitalistico-tecnologico istituisce un codice immunitario globale capace di garantire la sopravvivenza della vita oltre ogni condizionamento relativo ai limiti naturalistici dell'universo e della materia.
La libertà dei moderni, infatti, è l'aspirazione a una potenza illimitata, che si autorealizza nel proprio sciogliersi da ogni vincolo e che, appunto per ciò, si capovolge nella necessità del meccanismo destinato a consentire il perseguimento dell'infinità degli scopi particolari. La metamorfosi continua diventa, per la modernità, il progressivo adeguamento del principio della libertà alla necessità dello sviluppo delle forze produttive della tecnica. Per realizzare la contingenza della infinita pluralità dei bisogni, occorre accettare la necessità del modo di produrre che massimizza la capacità di creare ricchezza.
L'orizzonte del post-human coincide con quello dell'evoluzione del capitale fino a divenire capitale cognitivo immateriale. Il vero telos della modernità è la sconfitta della finitezza e della mortalità, che unifica il pluralismo delle forme nella destinazione all'immortalità dell'essere.
Sotto questo profilo, la modernità appare non solo coerente con gli esiti attuali, ma si manifesta per quello che rappresenta profondamente: l'aspirazione a una coincidenza di essere e divenire, di morte e vita, che proietti la singolarità individuale in un universo destinato all'evoluzione infinita del codice immunitario della natura vivente.Il post-human è, cioè, il prolungamento dell'ideologia moderna dell'onnipotenza dell'autocostituzione della prassi e dell'immutabilità dell'essere. Un'ideologia dell'immortalità mascherata da conquista scientifica, che, intanto, ha l'effetto di perpetuare all'infinito l'antropologia dell'uomo soggetto di bisogni e del modo di produrre che a essa corrisponde.
Il post-human è la radicalizzazione dell'immanenza del codice vivente al processo evolutivo che non consente di ipotizzare alcuna trascendenza e alcun fondamento: norma e fatto coincidono nell'ibridazione di biologia e intelligenza artificiale, uomo e computer.»
(Pietro Barcellona, L'epoca del postumano, CittàAperta-Enna-2007)
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