"Non siamo pacifisti. Siamo avversari della guerra imperialista per la spartizione del bottino fra i capitalisti, ma abbiamo sempre affermato che sarebbe assurdo che il proletariato rivoluzionario ripudiasse le guerre rivoluzionarie che possono essere necessarie nell'interesse del socialismo."
(Vladimir Ilič Ul'janov, Lenin, 1917)

7 settembre 2012

«L'assoluto tecnico come "cattiva infinità"»

«Quanto detto vale evidentemente solo per quello stadio in cui la tecnica, per effetto della sua espansione quantitativa, si rende disponibile per la realizzazione di qualsiasi fine, dispiegando una potenza non esattamente determinabile che rifiuta ogni fissazione ai risultati che con essa si possono raggiungere. Ciò differenzia qualitativamente la tecnica contemporanea dalla tecnica antica che non era circondata dall'alone dell'infinita possibilità, perché già a priori era destinata a un fine ben determinato che, penetrandola, caratterizzandola e dirigendola, la conteneva nel ruolo di puro mezzo che riceveva il suo significato solo dal fine in vista del quale era stata ideato. Quindi erano proprio le scarse risorse di cui disponeva la tecnica antica ciò che consentiva di mantenere quella prospettiva finalistica che la tecnica contemporanea invece abolisce.Nel mondo antico, infatti, ci si prefiggeva un fine a partire dal quale si sceglievano i mezzi, e se la via dei mezzi era già prescritta dalla natura delle cose, l'elezione dei fini era, compatibilmente con i vincoli fissati dalla natura, a discrezione dell'uomo. Oggi invece che l'attenzione viene spostata sulla preparazione dei mezzi, dalla cui maggior disponibilità dipende la realizzazione dei fini, i fini non sono più una scelta discrezionale della volontà a partire dai quali si va alla ricerca dei mezzi, ma piuttosto essi sono il prodotto meccanicistico dell'estensione dei mezzi che generano la disponibilità dei fini.
Senza questo spostamento dell'attenzione dal fine al mezzo, l'umanità non avrebbe esteso la sua ricerca alla disponibilità dei mezzi, che è possibile solo là dove i mezzi sono eletti come fine della ricerca. Questa diversa distribuzione dell'accento psicologico dal fine al mezzo, per quanto irrazionale sia dal punto di vista della logica classica, è stato il volano del progresso al di là dei fini che l'umanità si era originariamente preposta.Un esempio di questo capovolgimento del mezzo in fine lo si ha nella ricerca pura, la quale non ha in vista tanto dei fini da realizzare, quanto un ampliamento infinito dei mezzi da cui i fini scaturiscono in modo meccanicistico. Ciò significa che l'uomo non sceglie più il fine in vista del quale operare, ma questo fine gli viene offerto come risultato della tecnica, se la sua attenzione si sarà rivolta per intero e avrà scelto comne fine la maggior costruzione possibile di mezzi. Questo spostamento dell'intenzione, un tempo rivolta ai fini, all'attenzione oggi rivolta ai mezzi, dalla cui disponibilità dipende la realizzazione dei fini, fa della tecnica, in quanto aparato di mezzi, un valore assoluto di fronte a cui la coscienza del fine si arresta in modo definitivo. Come ciò a cui le cose oppongono una sempre minor resistenza, la tecnoica, infatti, come mezzo assoluto, diventa per l'uomo, anche dal punto di vista psicologico, il fine assoluto, per cui quelli che erano i grandi principi della vita pratica in qualche modo si irrigidiscono e trovano il loro arresto se non addirittura la loro insignificanza.
Quando infatti il mezzo diventa fine, nella catena infinita della conquista dei mezzi, la vita umana vive i suoi momenti come se ciascuno fosse un fine ultimo, come se essa si fosse organizzata proprio per giungere fino a lì, e contemporaneamente come se nessuno di questi momenti raggiunti fosse, come in effetti non è, lo stadio definitivo, ma solo il punto di passaggio e il mezzo per stadi sempre più elevati. Questa condizione, apparentemente contradittoria, per cui ogni momento della vita è a un tempo fine da raggiungere e insieme punto di passaggio da oltrepassare, oltre ad esprimere quella "cattiva infinità" denunciata da Hegel ["Qualcosa diventa altro, ma l'altro è esso stesso un qualcosa, e quindi diventa un altro, e così all'infinito. Questa infinità è la cattiva infinità, ossia l'infinità negativa, non essendo che la negazione del finito il quale però torna a nascere di nuovo e quindi non è superato; - detto altrimenti, questa infinità esprime semplicemente il dover essere del superamento del finito. Il progresso all'infinito si limita ad esprimere la contraddizione contenuta nel finito; ossia il fatto che il finito è tanto qualcosa, quanto il suo altro, ed è l'incessante prosecuzione dell'avvicendarsi di queste determinazioni che provocano reciprocamente l'uno l'avvento dell'altra", G.W.F. Hegel, Enciclopedia delle scienze filosofiche], toglie alla vita il suo senso e obbliga l'anima a trovare appagamento in quela formazione dello spirito: la tecnica, che, fra tutte, è la più esteriore alla natura, alla qualità e all'intensità dell'anima.
Si tratta a questo punto di cogliere e di evidenziare le trasformazioni antropologiche conseguenti a questa esteriorizzazione dell'anima, al cadenzarsi della sua interiorità di quella "cattiva infinità" che la tecnica, divenuta senso della terra, esprime come definitiva abolizione di ogni fine uiltimo. Ma prima occorre riconoscere i segni della tecnica rntracciabili nella disposizione che essa da del mondo, nella riduzione della verità a efficacia, nella riconduzione della ragione all'ordine strumentale, nelle sorti via via assegnate al mondo della vita, fino ai processi inavvertiti, ma inevitabili, di progressiva reificazione dell'uomo.»
 (Psiche e techne, U.Galimberti)

2 commenti:

Simone ha detto...

Galimberti è un gigante e se non conosco troppo male la sua posizione una sorta di scolaro di Hegel (con qualche generazione nel mezzo...).
Grazie per aver postato, mi fa piacere vedere che non sei scomparso.

Scrivimi se puoi che urge sentirsi...

UHZ ha detto...

Ciao Simone.
Avevo già lasciato un commento qualche giorno fa ma evidentemente non è stato "assorbito" dal sistema.
Comunque, la mia mail è
gianlucaot@gmail.com