"Non siamo pacifisti. Siamo avversari della guerra imperialista per la spartizione del bottino fra i capitalisti, ma abbiamo sempre affermato che sarebbe assurdo che il proletariato rivoluzionario ripudiasse le guerre rivoluzionarie che possono essere necessarie nell'interesse del socialismo."
(Vladimir Ilič Ul'janov, Lenin, 1917)

10 settembre 2011

Sciopero generale: in 10000 a Teramo (Erman Dovis)

"La nostra citta' non ha mai ricordato una cosi imponente manifestazione di protesta", con queste parole si è aperto il servizio di una tv locale che presentava la manifestazione regionale svoltasi a Teramo, in occasione dello Sciopero Nazionale indetto dalla Cgil per protestare contro una manovra finanziaria ingiusta e classista, che nel contesto regionale abruzzese assume una specificita' ancora piu' drammatica visti i risvolti post-terremoto e la drammatica statistica degli incidenti sul lavoro, una vera mattanza per la nostra regione.
Fin dalle nove del mattino, nei pressi del tribunale, si andava formando il concentramento operaio e cittadino che da li a poco sarebbe partito in corteo.
Ed il corteo è stato bellissimo, ha attraversato tutto il corso vecchio al canto di Bandiera Rossa, Bella Ciao e dell'Internazionale.
Entrando in Piazza Martiri prima, ed imboccando corso S.Giorgio successivamente, l'impatto visivo offerto è stato emozionante: una citta' colorata di rosso, piena di bandiere e di cartelli, ma soprattutto di donne e di uomini che vogliono tornare ad essere protagonisti del loro quotidiano. Gli slogan scanditi con forza racchiudevano certo preoccupazione, ma non rassegnazione: erano anzi segnale di combattivita' e di resistenza, di voglia di lottare. Mi preme sottolineare, per testimonianza diretta, la presenza a titolo personale di lavoratori tesserati Cisl, in evidente contraddizione con la linea del loro sindacato.
Sul palco della piazza, per il comizio finale, si sono succeduti i vari esponenti sindacali della regione. Ma la mia attenzione si è soffermata in particolare sulla testimonianza del sindaco di Gessopalena (CH) che ha denunciato come i tagli ai piccoli comuni potranno cancellare l'identita' storica e culturale di fondamentali realta' abruzzesi.
I dati forniti dalla Cgil parlano di un'adesione nelle fabbriche attestata oltre il 40% per quelle piu grandi, mentre in quelle medie e piccole è oscillata mediamente tra il 60 e il 70 %.
A mio modesto parere è un ottimo risultato tenuto conto di come la Cgil stessa avesse tentennato di fronte alla prospettiva estrema dello sciopero, che solo la tenacia della classe operaia ha saputo imporre. Siamo infatti coscienti che questa manifestazione nazionale non risolve le contraddizioni del maggiore sindacato del paese, ma dobbiamo guardare la questione in un'altra ottica: è proprio nel momento in cui la classe operaia irrompe nel conflitto di classe che crea le condizioni per sospingere in avanti il sindacato, e le contraddizioni emerse nella Cisl, proprio in relazione a questi eventi, ne sono la conferma piu' evidente. La classe operaia del resto non è avventurista, ed impone azioni unitarie a prescindere dalle varie sigle confederali, a dispetto di ridicoli personalismi che dividono ed indeboliscono la protesta.
La manifestazione del 6 settembre ha lanciato al paese un segnale forte: la consapevolezza di classe ancora non si materializza compiutamente, ma ne si intravede l'immensa potenzialita'.
Cambiare si puo', avanzare si deve: dobbiamo solo volerlo.

2 commenti:

Simone ha detto...

E' una situazione complessa.
Da un lato il fatto che la CGIL ci metta sempre un po' più di nervi è lodevole, dall'altro stupisce l'immobilismo generale italiano.
PErché, come in Francia, non si arriva a diversi giorni di sciopero generale che immobilizzi il paese?
La colpa è del sindacato che non lotta abbastanza o il sindacato ha semplicemente le energie (modeste) di coloro che rappresenta?
E' un'ardua sentenza...

UHZ ha detto...

Caro Simone,personalmente credo che l'atteggiamento della Cgil sia quantomeno ambiguo.A mio giudizio non avevano nessun interesse a proclamare lo sciopero generale ma sono stati "costretti" da una forte pressione che veniva dal basso.Cio' dimostra da un lato la debolezza del principale sindacato italiano, ma dall'altro la potenzialita' della classe operaia, che impone uno sciopero nazionale POLITICO e lo fa con un'azione unitaria:lo dimostrano le adesioni di tanti iscritti Cisl e Uil e persino dei cosiddetti sindacati di base. Il problema a mio giudizio sta qui:la classe operaia ha la potenzialita',i numeri e la forza per avanzare sul sentiero del conflitto sociale. Deve solo avere coscienza della sua forza. Dopodichè la Cgil,la Cisl eccetera eccetera non potranno che prendere atto di cio',ed agire di conseguenza. Ma attenzione alle allettanti sirene di chi attacca la Cgil invocando la creazione di un sindacato piu' combattivo,attenzione a chi si rifiuta di scendere in piazza con le sigle confederali. Costoro,dietro la facciata di un ribellismo accattivante,non nutrono fiducia nell'azione di massa,preferendo sostituirla con l'individualismo personalistico di una esigua minoranza estranea ad ogni reale conflitto di classe. Ovviamente fallendo. Perchè,come dice la mia saggissima mamma "..puoi preparare la pasta fatta in casa senza le uova?" no!
Erman.