"Non siamo pacifisti. Siamo avversari della guerra imperialista per la spartizione del bottino fra i capitalisti, ma abbiamo sempre affermato che sarebbe assurdo che il proletariato rivoluzionario ripudiasse le guerre rivoluzionarie che possono essere necessarie nell'interesse del socialismo."
(Vladimir Ilič Ul'janov, Lenin, 1917)

26 maggio 2010

E le chiamano «morti bianche»

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Il seguente scritto sarà il mio personale manifesto per le future Feste dei Lavoratori del Primo Maggio.
L'autore è il signor Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico trentaseienne di Firenze, e La Stampa lo ha pubblicato come "Editoriale dei Lettori" nell'edizione di oggi.

"Le chiamano «morti bianche», come se avvenissero senza sangue.
Le chiamano «morti bianche», perchè l'aggettivo bianco allude all'assenza di una mano responsabile dell'accaduto, invece la mano responsabile c'è sempre.
Le chiamano «morti bianche», come fossero dovute alla casualità, alla fatalità, alla sfortuna.
Le chiamano «morti bianche», ma il dolore che fa loro da contorno potrebbe reclamare ben altra sfumatura cromatica.
Le chiamano «morti bianche», per farle sembrare candide, immacolate, innocenti.

Le chiamano «morti bianche», tanto non meritano che due righe sui quotidiani, sì e no una citazione nei tg.
Le chiamano «morti bianche», per evitare che si parli di omicidi sul lavoro.
Le chiamano «morti bianche», bianche come il silenzio, come l'indifferenza che si portano dietro.
Le chiamano «morti bianche», ma non sono incidenti, dipendono dall'avidità di chi si rifiuta di rispettare le norme sulla sicurezza sul lavoro.
Le chiamano «morti bianche», un modo di dire beffardo, per delle morti che più sporche di così non possono essere.
Le chiamano «morti bianche», ma sono il risultato dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, dove la vita non ha valore rispetto al profitto.
Le chiamano «morti bianche», ma sono un'emergenza nazionale, anche se c'è chi dice che sono in calo.
Le chiamano «morti bianche», un eufemismo che andrebbe abolito, perchè èun insulto ai familiari e alle vittime del lavoro.
Le chiamano «morti bianche», ma quanto tempo passerà ancora perchè vengano chiamate con il loro vero nome?"
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18 maggio 2010

Uolter e Niki e il centrosinistra a pane e acqua.*

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Ladytux di Cornetti&CappuccinoDueIlRitorno

"Non so se stiano pagando qualcuno di destra per farli sembrare ridicoli, non so se è proprio farina del loro sacco, ma quando ho letto della nuova iniziativa del Niki (vendola off course) e di Uolter, ho riso per un quarto d'ora. Si potrebbero fare dotte analisi politiche su un Uolter che dopo aver fatto fior di danni torna alla ribalta proprio nell'attimo in cui, seppur mentendo e non credendoci nemmeno lui, Bersani dice tre cose di sinistra, potremmo porci domande su cosa voglia fare Vendola da grande e cosa, al di là delle poesie ed arzigogoli da dolce stil novo cosa pensi e come la pensi, ma... quando leggi che sono impegnati, insieme, in un nuovo progetto editoriale, che si chiama "pane e acqua" nel quale far emergere i nuovi progetti e politiche "progressiste" del centro sinistra, con redazione vendoliana e franceschiniana*, resti basita. Ora, è vero che siamo abituati all'asinello, alle apine, e pure al'ulivo e alla quercia, ma "pane e acqua" non mi sembra di ottimo auspicio. Dal democratic party con tanto di cocktail siamo arrivati a pane e acqua...

Tornando un attimo seri il Uolter tornato in gran forma (e ne sentivamo la mancanza, ci son fior di vecchine che non avevano il coraggio di attraversare la strada**) presenta la fondazione democratica... scuola di politica per pd, SEL, IDV e Api. Tra le prime iniziative, non v'aspettate i diritti dei lavoratori, la crisi, o visto il nome dela rivista, un bel lancio sul' referendum per l'acqua pubblica.(che il pd ha sdegnato).. un convegno sulla strage di Ustica, convegni sul dialogo tra religioni (con due fieri cattolici?)e un convegno sulla "legalità" (ma craxi non era nel pantheon al posto di berlinguer?) con FAREFUTURO DI FINI. Quelli che sono al governo con il Silvio, se qualcuno se ne fosse dimenticato, quelli che si stracciano le vesti da anni sulla legalità...degli altri, forse. Quelli che con dell'utri e silvio c'hanno fatto un partito. Nonchè un pochetto fascisti (ma si sa che al Uolter frega nulla, anzi). In sala presente anche Migliore, contestato insieme a Sansonetti ed altri proprio sull'antifascismo e sulla presenza della Polverini alla festa della rivista "gli altri". Ma ne parleremo tra un pò.
Ora se il nome Uolter non ha bisogno di essere smascherato, abbiamo fior di documenti e esternazioni e fatti, riuscite a capire cosa, dove e quando sta andando il niki o continuiamo a volere Sel nei "comunisti"?
Il pd sarà stronzo ma noi a quanto pare siamo de coccio però...
Ce li lascerei a pane e acqua, ma sul serio!

* comitato editoriale: il senatore Roberto di Giovan Paolo (Pd), il deputato europeo David Sassoli (Pd), il senatore Paolo Nerozzi (Pd), l'ex senatore Nuccio Iovene (Sinistra ecologia e liberta'), il senatore Vincenzo Vita (Pd), Sergio Bellucci (Sinistra ecologia e liberta') e Nichi Vendola, leader di Sinistra ecologia e liberta'

**dal famoso discorso del lingotto dove per il Uolter essere di sinistra significava far attraversare le vecchine... Giuro l'ha detto!
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14 maggio 2010

Il nichilismo raccontato agli asini

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I casi sono due: o l'autore della seguente riflessione non ha ben compreso la questione "nichilismo"; oppure l'ha compresa benissimo, ma utilizza un metodo assolutamente falsificatorio per squallidi fini ideologici.
In entrambi i casi è un atteggiamento deplorevole.
Perchè la critica che muove nei confronti di quello che definisce nichilismo è di carattere nichilista.
Insomma il signor André Glucksmann, pensatore della scuola dei Nouveau Philosophe, sa di cosa parla quando scrive sul nichilismo?
A leggere quel che il Corriere della Sera gli pubblica si direbbe, non tanto. Ma sappiamo invece, che è vero il contrario.
Il problema è infatti che egli conosce molto bene l'argomento che tratta, ma lo svolge mescolando le carte in tavola e di conseguenza truccando la mano.
Se volessi essere poco rispettoso nei suoi confronti, affermerei che è un intellettuale disonesto.
Ma eviterò di dire che: è un intellettuale disonesto!

Una disonestà propria di molti "sinistri" politically correct e di tutta quella categoria di individui che hanno deciso di farsi impiantare un registratore di cassa al posto del cervello, la classe media bottegaia.
Quegli stessi individui che sostengono come unico e valido modus vivendi la concorrenzialità tra esseri umani, ma inorridiscono e bofonchiano di "società civile" quando la loro amatissima suprema regola del "mors tua, vita mea" gli viene sbattuta in faccia.
Si appellano alla famigerata Volontà di Potenza di razza nietzscheana, .....e sia.
Ma piagnucolano come laidi omiciattoli se la ruota gira a sfavore.
Una ulteriore conferma che il presunto Oltreuomo ragiona da servo.
Nutro un grande rispetto per chi si muove nel polo della sfera opposto a quello in cui mi muovo io, perchè in molti casi, nonostante evidenti ed enormi divergenze, si trova onestà e correttezza intellettuale. Al contrario di chi, come i vari Glucksmann, propone istanze che non sono altro che necrosi culturali di cui potremmo vivere meglio senza!
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8 maggio 2010

Sul "mito" della democrazia

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«Il dialettico Engels nel declino dei suoi giorni rimane fedele alla dialettica. Marx ed io, egli dice, avevamo per il partito un nome eccellente, scientificamente esatto, ma allora non c'era un vero partito, cioè un partito proletario di massa. Ora esiste un vero partito, ma la sua denominazione è scientificamente inesatta. Non importa, essa "può andare" purchè il partito si sviluppi, purchè l'inesattezza scientifica del suo nome non gli sfugga e non gli impedisca di svilupparsi in una giusta direzione!
Qualche burlone potrebbe forse venirci a consolare, noi bolscevichi, alla maniera di Engels: noi abbiamo un vero partito; esso si sviluppa nel migliore dei modi: dunque il nome assurdo e barbaro di "bolscevico", che non esprime assolutamente nulla se non il fatto puramente accidentale che al Congresso di Bruxelles-Londra del 1905 avemmo la maggioranza, può anch'esso "andare"..... Forse, ora che le persecuzioni del nostro partito da parte dei repubblicani e della democrazia piccolo-borghese "rivoluzionaria" nel luglio-agosto 1917, hanno reso così popolare, così onorevole il titolo di bolscevico e hanno inoltre confermato l'immenso progresso storico del nostro partito nel corso del suo sviluppo reale, io stesso esiterei forse a proporre, come in aprile, di cambiare il nome del nostro partito. Proporrei forse ai compagni un "compromesso": chiamarci Partito Comunista, conservando, fra parentesi, la parola "bolscevico".»

«Ma la questione del nome del partito è infinitamente meno importante di quella dell'atteggiamento del proletariato rivoluzionario verso lo Stato.
Discutendo sullo Stato si cade abitualmente nell'errore contro il quale Engels mette qui in guardia e che noi abbiamo già prima segnalato di sfuggita: si dimentica cioè che la soppressione dello Stato è anche la soppressione della democrazia, e che l'estinzione dello Stato è l'estinzione della democrazia.
A prima vista questa affermazione pare del tutto strana e incomprensibile: alcuni potrebbero forse persino temere che noi auspichiamo l'avvento di un ordinamento sociale in cui non verrebbe osservato il principio della sottomissione della minoranza alla maggioranza; perchè in definitiva che cos'è la democrazia se non il riconoscimento di questo principio?
No! La democrazia non si identifica con la sottomissione della minoranza alla maggioranza. La democrazia è uno Stato che riconosce la sottomissione della minoranza alla maggioranza, cioè l'organizzazione della violenza sistematicamente esercitata da una classe contro un'altra, da una parte della popolazione contro l'altra.
Noi ci assegnamo come scopo finale la soppressione dello Stato, cioè di ogni violenza organizzata e sistematica, di ogni violenza esercitata contro gli uomini in generale. Noi non auspichiamo l'avvento di un ordinamento sociale in cui venga osservato il principio della sottomissione della minoranza alla maggioranza. Ma, aspirando al socialismo, noi abbiamo la convinzione che esso si trasformerà in comunismo, e che scomparirà quindi ogni necessità di ricorrere in generale alla violenza contro gli uomini, alla sottomissione di un uomo a un altro, di una parte della popolazione a un'altra, perchè gli uomini si abitueranno a osservare le condizioni elementari della convivenza sociale, senza violenza e senza sottomissione.»

(Vladimir Il'ič Ul'janov, Lenin: Stato e rivoluzione, 1917. Editori Riuniti, Roma 1966, pagg.154-156)
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7 maggio 2010

Αλληλεγγύη με τους συναδέλφους εργαζόμενους και το λαό της Ελλάδα!

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New demonstrations of PAME against the SLAUGHTER of people's gains, on May 6

On Thursday 6th May, one day after the massive strike demonstrations, PAME organised new dynamic demonstrations across the country.
The measures that slaughter the workers’ and people’s gains were passed by PASOK and LAOS. Without raising any substantial objection, ND voted against the measures, only in order to appear as an opposition party, while it called PASOK and LAOS to a united action against KKE.
The only solution is the escalation of the class struggle of workers, self-employed poor farmers, women and young people for the rupture and the overthrow of monopolies’ policy and power, declared thousands of people who participated in the demonstrations of PAME.
Once again, the International and Greek media broadcasted the provocative actions and the prearranged riots in a provocative way, trying to bury the mass participation in the demonstrations of PAME and the content of the slogans.
“For us the only guarantee for democracy is the people, organised and with a programme of struggle having a specific direction and endurance in the struggle for the change of the class in power.
It is the majority of the people that can change the laws. Nevertheless the establishment of laws requires the change of the laws in society; laws do not change from the top. And do not threaten us. I should tell you that we are used to struggle under such conditions.
I would also like to clarify the following: we are more experienced than ever and we continue drawing lessons from our contribution, our shortcomings and our mistakes. There is one thing that you will never manage to do: to drive us to the wall; to hinder our action. Do not even think about it. It will be a boomerang. Be sure about it. Because after 92 years we know very well whom we are fighting against,” stressed Aleka Papariga, General Secretary of the CC of KKE in her intervention during the parliament’s session on the measures.
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4 maggio 2010

"Controriflessioni postelettorali"

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di Cesare Allara per CampoAntimperialista


«Sarebbe sempre opportuno evitare di proporre analisi e riflessioni basate su dati di fatto addomesticati alle proprie esigenze politiche, altrimenti più prima che poi si rischia inevitabilmente un duro impatto con la realtà. E’ il consiglio spassionato che mi sento di rivolgere ad Oliviero Diliberto dopo la lettura delle sue riflessioni sulle recenti vicende elettorali.
L’ultimo esempio in ordine di tempo di quanto sia controproducente un tale atteggiamento politico è quello di Mercedes Bresso e di un noto rappresentante piemontese del suo partito.
Costui, in campagna elettorale dichiarava agli organi di informazione che coloro che manifestavano contro il TAV erano quattro gatti, tutti professionisti della protesta, anarco-insurrezionalisti, estremisti dei centri sociali. I risultati elettorali hanno fatto giustizia di simili menzogne: in molti comuni della bassa valle di Susa la lista Grillo, l’unica coerentemente No-TAV, ha ricevuto intorno al 30% dei suffragi. Come recita un antico detto, Dio acceca chi vuol perdere.
E’ conveniente quindi guardare sempre in faccia la realtà anche se talvolta fa a pugni con i nostri sogni. Ad esempio, non si può far finta di non vedere che viviamo ormai in un sistema bipartitico di tipo statunitense, in cui il PDL e il PD sono in aspra concorrenza fra loro per rappresentare solo ed esclusivamente gli interessi dei poteri forti. Ciò spiega in buona parte questa nuova ondata di astensionismo che non è assolutamente “drammatico”, anzi.

Dopo le performances di questa classe politica, sarebbe stata drammatica una massiccia partecipazione al rito elettorale. Certo, l’astensionismo è una realtà intricata, difficile da interpretare, ma se unito al neanche tanto sorprendente successo del Movimento 5 stelle di Grillo segnala (mi baso su alcuni casi di mia conoscenza) una disperata richiesta di cambiamento fuori dalla finta contrapposizione centrodestra/centrosinistra. Altro che antipolitica!
Scrivere che oggi “Berlusconi, insieme alla Lega e contro una parte della stessa destra proponga riforme costituzionali … fino allo stravolgimento sostanziale dei principi costituzionali” e sottacere che nella banda di aspiranti scassinatori costituzionali gioca un ruolo molto attivo anche il PD, significa precludersi la capacità di capire fino in fondo l’operazione che, con la complicità di Napolitano, viene portata avanti. Che è quella di mettere in regime di massima sicurezza il sistema capitalistico in questo nostro paese, al riparo da eventuali sommovimenti sociali e politici che la dirompente crisi economica potrebbe ingenerare. E quindi, per non fare gli utili idioti, prima di ricercare alleati per difendere la libertà e la democrazia in questo nostro paese, bisognerebbe capire di quale libertà e di quale democrazia si va parlando. Senza addentrarmi in un discorso argomentato che richiederebbe più pagine, dico solo che la mia idea di libertà e di democrazia differisce totalmente da quella di Berlusconi, del PD e di Napolitano, per citare tre nomi a caso. Pensare di allearsi con il centrosinistra per difendere questa Costituzione è come mettersi con una faina alla difesa di un pollaio.
Per buona parte della sua riflessione elettorale, Diliberto recita la solita litania dell’unità della sinistra, vista come l’unico antidoto al “populismo”, allo strapotere, alla pericolosità di “una destra sempre più preoccupante”. Afferma Diliberto che in Europa “con la crisi economica normalmente viene premiata la forza che sta all’opposizione … L’Italia è l’unico caso in cui vince chi sta al governo senza pagare il prezzo della crisi. Perché accade? La mia convinzione è che accade perché la crisi viene accuratamente nascosta in ogni programma di informazione o di intrattenimento”. Insomma, nonostante le magnifiche proposte alternative di una sinistra più o meno unita, il popolo non vede rappresentata la crisi e si lascia abbindolare dalle sirene consumiste di televisioni tutte berlusconiane. Diliberto è come quei tifosi che cercano sempre cause esterne alla sconfitta della propria squadra, e non vogliono vedere gli errori commessi. Per quanto detto sino a qui, è evidente che in Italia l’opposizione non è stata premiata per il semplice motivo che una opposizione non esiste, o se c’è non appare come tale.
Il movimento 5 stelle di Grillo non è praticamente mai apparso in televisione, eppure in parecchie trasmissioni è stato il convitato di pietra, tutti accennavano alle sue proposte, per criticarle totalmente, ma ne parlavano. Per il semplice motivo che Grillo, piaccia o no, ha fatto proposte completamente diverse da tutti gli altri ed è quindi apparso come l’unica seria alternativa a PD e PDL.
Per una “sinistra radicale” incapace di fare politica fuori dalle istituzioni, l’unità con il centrosinistra e con tutti i rottami istituzionali per salvare qualche strapuntino diventa l’unico obbiettivo a cui puntare. E in questa ottica vengono letti e distorti i risultati elettorali. Dice Diliberto che la Federazione della Sinistra va meglio dove si mette in coalizione col centrosinistra: “stare fuori dalla coalizione non paga”. Si dimentica volutamente che proprio l’alleanza col centrosinistra è stata una delle principali cause della scomparsa della “sinistra” dalla scena politica, e che il miglior risultato elettorale ottenuto dal 2007 ad oggi è stato quello europeo dove, per il sistema elettorale vigente, un’alleanza col centrosinistra era impossibile.
Le riflessioni di Diliberto sono un’utile lettura per comprendere le ragioni della scomparsa della “sinistra”, della sua attuale inutilità, e della impossibilità di una sua imminente rinascita. Colgo l’occasione per augurare al compagno Diliberto un pronta riabilitazione dall’incidente domestico occorsogli durante la campagna elettorale.»
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