"Non siamo pacifisti. Siamo avversari della guerra imperialista per la spartizione del bottino fra i capitalisti, ma abbiamo sempre affermato che sarebbe assurdo che il proletariato rivoluzionario ripudiasse le guerre rivoluzionarie che possono essere necessarie nell'interesse del socialismo."
(Vladimir Ilič Ul'janov, Lenin, 1917)

16 novembre 2010

"Le lotte rivendicativo-sindacali non rappresentano la garanzia di procedere in una direzione emancipativa" (a cura di Lurtz)

Condiviso via Facebook a cura di M.C.S.

«Non c’è dubbio che, dal punto di vista della critica economico-sociale al capitalismo da parte delle classi popolari, operaie, salariate e proletarie, queste classi siano state almeno per un secolo (e forse per due) l’insediamento storico e sociale della sinistra. Non solo non lo nego, ma lo ammetto apertamente.
L’aspetto emancipatorio di questa critica è strettamente legato all’orizzonte del superamento del capitalismo. Parlando di superamento del capitalismo non entro qui nel merito della preferibilità della via pacifica o della via rivoluzionaria, del riformismo gradualistico o dell’insurrezione, eccetera. Do per scontato che questo presupponga sempre l’analisi della situazione concreta (Lenin) e non possa certo essere “dedotto” da dicotomie bipolari. Su questo punto “concretistico” Losurdo mi darà pienamente ragione.

La questione è un’altra. In breve, la sinistra continua ad avere una funzione emancipativa se abbandona completamente l’orizzonte anticapitalistico? A mio avviso la risposta è no. Decisamente no. Ma è appunto ciò che ha fatto la sinistra reale (non quella idealtipica) dell’ultimo ventennio - trentennio. E l’aspetto più sporco di questo abbandono sta nel fatto che questo abbandono è stato fatto in silenzio ed ipocritamente, coperto da urla massimalistiche, antiberlusconismo identitario, sostituzione della classe operaia con la magistratura, simulazioni di scontri a bastonate di centri sociali con gli eterni “fascisti” eccetera.
Le classi popolari, operaie, salariate e proletarie hanno continuato a “dare fiducia” a partiti che accettavano integralmente l’orizzonte capitalistico della società. Si tratta di un fatto storico, non ideal-tipico. Qui non ci si può rifugiare nel mondo incantato e virtuale delle dicotomie. Ed ora, arrivata la crisi, non si limitano a pagare i costi della crisi (che sono strutturali, e quindi né di destra, né di sinistra), ma devono continuare a soffiare nei fischietti, battere i tamburi e salire sui tetti e sulle ciminiere, invocando l’intervento salvifico dei cinesi, degli enti locali, del Berlusca, eccetera. Mi chiedo dove stia in questo l’elemento della Emancipazione (con la “E” maiuscola).
Non mi si fraintenda. Non intendo certamente criticare la classe operaia perché mostra la sua totale e pittoresca impotenza. Ma se io affermo di essere “idealmente” al suo fianco contro i capitalisti (e tral’altro lo sono completamente), tutto ciò non elimina il problema storico oggettivo di cui stiamo parlando, che non è rivendicativo - sindacale, ma è storico. E lo formulerò così: classi totalmente impotenti possono continuare a rivendicare un ruolo attivo nella lunga lotta storica dell’Emancipazione contro la De-Emancipazione? Nei seminari filosofici di Losurdo certamente sì. Nella storia reale c’è invece di che pacatamente dubitarne.

E tuttavia i rilievi del paragrafo precedente toccano solo il problema della insufficienza emancipativa della sinistra, ma non giungono fino al dubbio iperbolico ed alla bestemmia massima per cui sul piano culturale (egemonico, avrebbe detto Gramsci) la sinistra non solo non è un fattore emancipativo, ma è un fattore attivo ed operante di de-emancipazione. Il passaggio dal nobile Gramsci all’ignobile Luxuria non è solo il frutto contingente delle scelte di un narcisista distruttivo fuori controllo (all’anagrafe Fausto Bertinotti), ma è il logico precipitato di trent’anni di corruzione culturale generalizzata.»

(Costanzo Preve, Sempre su Sinistra e Destra. Rilievi fraterni alla risposta a Costanzo Preve di Domenico Losurdo)

2 commenti:

Simone ha detto...

Musica per le mie orecchie.
Da anni vado dicendo che la sinistra ha perso il contatto con la realtà e fa una politica da playstation.
Ricorderai benissimo il mio video-post in cui accusavo la sinistra radicale di aver scacciato dalle sedi di partito gli operai per farci entrare i gay e le coppie di fatto.
Qui si dice, con altre parole, la stessa cosa.

UHZ ha detto...

...eh, caro Simone...purtroppo ci si accorge ogni giorno sempre più della necessità di distruggere tutto l'esistente per ricostruire.
Le uniche "ceneri" recuperabili secondo l'opinione di troppi, puzzano. Quelle che non puzzano, sono da buttare.
Ma si è fatta una scelta di suicidio culturale, perciò è meglio piagnucolare che darsi da fare per ri-costruire una teoria degna di questo nome.
Finchè non ci si libererà da convinzioni che si sono rivelate sbagliate, non si farà nemmeno un passo verso l'abbattimento del capitalismo. E questo, a mio parere, sia da Sinistra che da Destra.