"Non siamo pacifisti. Siamo avversari della guerra imperialista per la spartizione del bottino fra i capitalisti, ma abbiamo sempre affermato che sarebbe assurdo che il proletariato rivoluzionario ripudiasse le guerre rivoluzionarie che possono essere necessarie nell'interesse del socialismo."
(Vladimir Ilič Ul'janov, Lenin, 1917)

20 novembre 2008

Ora la Cisl e la Uil cominciano a "strizzare l'occhio" alla destra ed alla Confindustria.




Post scritto da Sergio Di Rosa sul blog "
Altravoce" il 13 novembre 2008.

«Non sono iscritto alla CGIL, ne alla CISL e neanche alla UIL, eppure quello che sta avvenendo in campo sindacale è particolarmente grave.
Il tentativo di concludere, più o meno sottobanco, accordi separati con le due sigle sindacali mostratesi ultimamente le più "accomodanti” con le pretese del governo e della Confindustria, è un segnale molto preoccupante sulla strategia mirante alla divisione dell’unità sindacale portata avanti dall’attuale governo di estrema destra.
In applicazione della vecchia massima “dividi et impera”, i tentativi di spaccare quel poco che ancora rimaneva dell’unità dei sindacati stanno ormai raggiungendo l’obbiettivo.
Di fatto questa è la politica che, in collusione con i vari governi succedutisi alla guida della nazione, la Confindustria persegue con tenacia da diversi anni.
Comunque quello che sta accadendo è anche un segnale della decadenza e dello snaturamento che i sindacati di regime hanno subito in questi anni.

Quasi immobili e accondiscendenti verso le politiche “neo moderate” dei precedenti governi di centro sinistra (n.b.: ancora non sono riuscito a capire quali siano state le politiche di “sinistra” attuate da questi governi!?), con il passare del tempo hanno sempre e solo pensato a “sterilizzare” e “addomesticare” le legittime proteste dei lavoratori, arrivando addirittura ad essere collusi con la Confindustria e con il mondo del potere finanziario, come nella vergognosa vicenda dei fondi pensione.
Nell’attuale realtà nazionale, con un governo che insegue solo politiche sociali a favore dei ceti più abbienti, il consolidamento di questa divisione segnerebbe senza dubbio una decisa vittoria dei centri di potere nazionale che si riconoscono nell’attuale maggioranza reazionaria e ultra conservatrice.
Adesso non ci resta che aspettare e vedere come andrà a finire questa storia…»

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