«Non sono iscritto alla CGIL, ne alla CISL e neanche alla UIL, eppure quello che sta avvenendo in campo sindacale è particolarmente grave.
Il tentativo di concludere, più o meno sottobanco, accordi separati con le due sigle sindacali mostratesi ultimamente le più "accomodanti” con le pretese del governo e della Confindustria, è un segnale molto preoccupante sulla strategia mirante alla divisione dell’unità sindacale portata avanti dall’attuale governo di estrema destra.
In applicazione della vecchia massima “dividi et impera”, i tentativi di spaccare quel poco che ancora rimaneva dell’unità dei sindacati stanno ormai raggiungendo l’obbiettivo.
Di fatto questa è la politica che, in collusione con i vari governi succedutisi alla guida della nazione, la Confindustria persegue con tenacia da diversi anni.
Comunque quello che sta accadendo è anche un segnale della decadenza e dello snaturamento che i sindacati di regime hanno subito in questi anni.
Quasi immobili e accondiscendenti verso le politiche “neo moderate” dei precedenti governi di centro sinistra (n.b.: ancora non sono riuscito a capire quali siano state le politiche di “sinistra” attuate da questi governi!?), con il passare del tempo hanno sempre e solo pensato a “sterilizzare” e “addomesticare” le legittime proteste dei lavoratori, arrivando addirittura ad essere collusi con la Confindustria e con il mondo del potere finanziario, come nella vergognosa vicenda dei fondi pensione.
Nell’attuale realtà nazionale, con un governo che insegue solo politiche sociali a favore dei ceti più abbienti, il consolidamento di questa divisione segnerebbe senza dubbio una decisa vittoria dei centri di potere nazionale che si riconoscono nell’attuale maggioranza reazionaria e ultra conservatrice.
Adesso non ci resta che aspettare e vedere come andrà a finire questa storia…»
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