«[...] E' logico che il borghese creda ad una Provvidenza tutta attenta ai suoi bisogni e ad un Dio che lo ha scelto fra migliaia e migliaia per ricoprire di ricchezze la sua pigrizia e la sua inutilità sociale; ma è ancora più logico che il proletariato non sappia nulla di una Provvidenza divina, giacché egli non vede alcun Padre celeste dargli il suo pane quotidiano, nemmeno se lo implorasse dal mattino alla sera. Egli sa piuttosto di doversi guadagnare col lavoro delle sue mani il salario che gli procura lo stretto necessario per vivere; sa che, se non lavorasse, dovrebbe morire di fame, nonostante tutti gli Dèi in cielo e tutti gli amici dell'uomo sulla terra. Il lavoratore sente di essere la Provvidenza di se stesso: nella sua vita non ci sono, come in quella del borghese, dei gran casi di fortuna che lo strappino con un colpo di bacchetta magica dalla sua triste situazione. Nato lavoratore salariato, come tale vivrà e dovrà morire. Nella società presente non può tendere più in alto che ad un aumento di salario e ad una durata ininterrotta di quest'ultimo per tutti i giorni dell'anno e per tutti gli anni della vita. Per il proletario non esistono i casi e le fortune impreviste del borghese, che da queste viene spinto alle sue idee mistiche [...]»
(Paul Lafargue)