"Non siamo pacifisti. Siamo avversari della guerra imperialista per la spartizione del bottino fra i capitalisti, ma abbiamo sempre affermato che sarebbe assurdo che il proletariato rivoluzionario ripudiasse le guerre rivoluzionarie che possono essere necessarie nell'interesse del socialismo."
(Vladimir Ilič Ul'janov, Lenin, 1917)

6 dicembre 2010

"Parlar bene dei briganti, una moda che fa male alla riflessione storica"

Di Luciano Canfora, Corriere della Sera, 2 dicembre 2010

«Il sangue del sud» di Giordano Bruno Guerri: i falsi fondamenti di un'operazione culturale

Dopo i libri di Pansa, sembra una ricetta di successo scrivere saggi di storia o di ambiziosa «antistoria» fondati sullo schema «il sangue di...».
Dopo quello dei «vinti», ora c' è quello «del Sud». Il sangue del Sud è il titolo del volume garbatamente narrativo, ma storiograficamente non innovativo, che Giordano Bruno Guerri ha dedicato alla riesposizione sommaria della ben nota vicenda del brigantaggio meridionale contro lo Stato unitario italiano (Mondadori, pagine 300, 20).
Al tempo nostro abbiamo avuto un gigantesco esempio di «brigantaggio» sanfedista-oscurantista: i talebani dell' Afghanistan. Contro di loro fallì la guerra condotta dall'Urss in nome di una liberazione che doveva imporsi dall'alto e ad opera di una minoranza (modello giacobino).Gli Stati Uniti appoggiarono quella guerriglia sanfedista pensando (e il calcolo parve riuscire) di colpire a morte l' avversario sovietico. Ma ora si trovano essi stessi alla vigilia di una ritirata umiliante dall' Afghanistan dopo una guerra decennale ai talebani, che rischia di trascinarsi ancora.

Anche per il brigantaggio meridionale non mancarono aiuti esterni miranti a mettere in difficoltà il neonato Stato unitario italiano. E anche per questo i briganti meridionali inneggianti al Papa e al re borbone si illudevano di replicare il successo di «fra Diavolo» e del cardinale Ruffo, loro capo e mentore, del 1799. Non tutte le Vandee sono destinate a vincere. La repressione della Francia, prima repubblicana poi imperiale, contro la Vandea fu ferocissima e per un certo tempo parve aver ragione dell' avversario. 

Non sappiamo quale sarà l'esito in Cecenia. 
Certo colpisce quanta simpatia susciti «il vandeano altrui»: la guerriglia cecena è guardata, non di rado, in Occidente con tenerezza da quelli stessi che orripilano dinanzi alla guerriglia talebana e ne chiedono l'estirpazione. 
Ma, nel caso della storia d'Italia, sa davvero di falso e anacronistico tutto questo rigurgito di simpatia per un fenomeno che - va ricordato - non nasceva solo dal sanfedismo duro a morire ma anche dall'incapacità della classe dirigente sabauda di affrontare politicamente i problemi derivanti dall'annessione del Sud. 
Falso, perché assunto con intento strumentale dalla «cultura» secessionista leghista; anacronistico, perché finge di non vedere che, almeno dalla Liberazione in poi, cioè da 65 anni, tutto è mutato nel Meridione d'Italia: magari in modi sconcertanti e imprevisti; ma il nostro presente, nel Meridione d'Italia, non ha più nulla a che fare col mondo e la cultura che causò la ribellione di 150 anni fa. 
E 65 anni sono un pezzo enorme, quasi la metà, dei 150 trascorsi dall' epoca di quel conflitto, nato perdente e cinicamente alimentato (e oggi strumentalmente evocato). Altri malanni si sono venuti affermando, che si ramificano tentacolarmente ben oltre le regioni meridionali. Perciò fa un po' senso vedere coloro che vorrebbero attuare, e ogni tanto minacciano di attuare, la «secessione» nordista versar (metaforiche) lacrime sui briganti anti-unitari del 1861 e seguenti. 
È oltre tutto la conferma, a tacer d'altro, di una preoccupante incultura storica. 
Questo gioco strumentale determina una insensata partita a ruoli capovolti: che vede coloro che dovrebbero essere gli eredi della riflessione gramsciana sulla «questione meridionale» (non priva di cenni, molto equilibrati, al fenomeno del brigantaggio) incapaci di riappropriarsi di tale preziosa loro matrice e ripiegare invece su di una generica, quanto acritica, retorica risorgimentale.

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