"Non siamo pacifisti. Siamo avversari della guerra imperialista per la spartizione del bottino fra i capitalisti, ma abbiamo sempre affermato che sarebbe assurdo che il proletariato rivoluzionario ripudiasse le guerre rivoluzionarie che possono essere necessarie nell'interesse del socialismo."
(Vladimir Ilič Ul'janov, Lenin, 1917)

18 maggio 2009

Quei "selvaggi" dei lavoratori.

Tutti scandalizzati adesso fanno la gara tra chi usa i termini più gravi per condannare quel che è accaduto.
Ma cosa è successo?
Sabato a Torino si sono riuniti molti lavoratori degli stabilimenti Fiat di Pomigliano d'Arco e Termini Imerese.
Secondo la "versione ufficiale" (giornali, radio e tv), un gruppetto di "facinorosi" dei Cobas hanno "assaltato" il palco dove erano riuniti i delegati sindacali e "scaraventato" giù Rinaldini della Fiom.
Chi era presente, invece, racconta una versione diversa.
Pare infatti, che la tensione sia salita quando è arrivato il momento di far parlare i rappresentanti dei Cobas, come da accordi stabiliti in precedenza. Prima gli si voleva impedire l'intervento, ed è qui che ci sono stati alcuni spintoni in seguito ai quali Rinaldini è caduto (da sottolineare che il cosiddetto "palco" era in realtà una pedana alta una decina di centimetri!); poi, una volta ristabilita la calma, "qualcuno" ha staccato i fili di microfoni e altoparlanti. Ma chi ha tentato di boicottare non ha raggiunto pienamente lo scopo, infatti i lavoratori non hanno abbandonato la scena e hanno ascoltato il discorso dei Cobas.

"Vergogna", "terroristi", "facinorosi", "teppisti", eccetera, questi alcuni termini usati da politici e sindacalisti per stigmatizzare l'accaduto.
Il fatto rilevante è però che nessuno si è fatto male ma quando i lavoratori decidono di alzare la schiena variando la posizione in cui tutti li vorrebbero (a pecorina, per intendersi!), si trasformano in "selvaggi" che "mettono in cattiva luce tutto il movimento" e che meriterebbero, quindi, solo bastonate.
E' evidente che la politica e il sindacato parlano una lingua diversa da quella dei lavoratori, parlano la lingua del padrone!
Essi vogliono difendere il lavoro, ma non gli interessa dei lavoratori.
Basta con questa storia!
Togliamoci una volta per sempre dalla testa l'idea di "società civile", perchè non ha senso parlare di "civiltà" quando i metodi usati dai padroni sono tutt'altro che "civili".
Dopo il disgustoso accordo siglato dal sindacato americano e accolto con giubilo dai nemici dei lavoratori, in molti propongono simili modalità qui da noi. Nessuno però osa spiegare ai lavoratori che il cosiddetto "modello partecipativo" è una porcata senza eguali, l'unica "partecipazione" che si richiede è di accollarsi le perdite, la delocalizzazione, le chiusure di fabbrica, la cassaintegrazione, i licenziamenti. I profitti no!
A quelli non si "partecipa"!
Mi faceva notare un compagno l'uso del termine "lavoro" (e non "lavoratori"!) nell'articolo 1 della nostra Costituzione, e la necessità, già invocata da Lenin a suo tempo, della trasformazione, in particolari periodi, dei sindacati in "sindacati di classe". Credo sia giunto il momento di ridiscutere seriamente questi punti.

1 commento:

articolo21 ha detto...

Esatto... è doveroso discuterli.