La scelta di Lieberman come ministro degli Esteri di Israele più che stupire pone l'attenzione su questioni che devono essere affrontate, ovviamente prima tra tutte quella della convivenza con il popolo palestinese, ma le dichiarazioni del neo ministro non prospettano soluzioni pacifiche.
Egli considera infatti un "principio errato" la formula "Pace in cambio di territorio" e le questioni territoriali "assunti oramai superati", il che la dice lunga sulla considerazione di legittimità che Israele dà ai negoziati di pace e alle risoluzioni Onu.
Non è segreto il progetto di Lieberman e del suo partito di estrema destra e, con la sua nomina agli Esteri, la mira dello Stato sionista converge verso l'imposizione in luogo del dialogo.
Tutto ciò fa il paio con le ultime evoluzioni dell'Ue riguardo alla Conferenza di Durban.
Le proposte dell'Unione Africana vengono rigettate e tacciate di antisemitismo e limitative delle libertà religiose, facendoci intuire il cambio di rotta delle diplomazie occidentali. Il nuovo corso, viste le difficoltà del processo di pace, prevederà probabilmente l'assorbimento del popolo palestinese e la conversione religiosa dall'Islam all'ebraismo.
"Se non riesci a batterli, fatteli amici" è la nuova parola d'ordine.
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